Lo scoccare dei miei novant'anni si è accompagnato a molti eventi per me di grande importanza emozione stupore affetto, insomma l'inizio di una festa grande che si prolungherà fino all'arrivo del 91° (se ci arriverò -come spero- e in buone condizioni -come mi auguro).
La marea di auguri felicitazioni ricordi messaggi ve la lascio immaginare: è stata massiccia e graditissima, ringrazio tutti e tutte quelle cui per caso non abbia risposto direttamente.
Segnalo tuttavia alcune evenienze speciali e importanti: la presentazione, per ora in forma di prova aperta, di uno spettacolo teatrale che prova a mettere in scena (impresa quasi impossibile, pareva a me che ne ho seguito da lontano e con crescente curiosità la costruzione) alcuni tratti della riflessione sull'“economia della riproduzione”. Questo tentativo arditissimo che inaugura un nuovo linguaggio teatrale e con altissimi esiti -mi è sembrato- resta la cosa più grande che mi sia stata offerta e non solo per i novanta, ma nell'intera mia vita politica. Non potrò mai ringraziare abbastanza Rosangela Pesenti che con altre tre ha costruito la cosa.
Affettivamente calorosissima è stata la risposta della popolazione bolzanina, chiamata dalle iniziative di festeggiamenti preparate dal Circolo La Comune, dai giornali locali e dalla Rai. Merita un ricordo speciale l'iniziativa di Sandra Gobbo di Merano con madre e fratello, di costruire un fascicolo di mie foto raggruppate in composizioni che seguono e illustrano con grande effetto ed efficacia la mia vita.
Nel frattempo è uscito anche un volumetto curato dall'editore Manni Io, partigiana. La mia resistenza, che narrativamente sciolto da una rigida regolarità cronachistica, ma veritiero in ogni sua parola, cerca di trasmettere una immagine della Resistenza fuori dagli schemi e dalla ripetitività storiografica, per confermare ciò che in proposito ho sempre sostenuto, e cioè che la Resistenza in Italia è stata il più grande diffuso articolato movimento di presa di coscienza politica che mai sia avvenuto nella storia del nostro paese, coinvolgendo l'intera popolazione, uomini donne nord sud intellettuali operai/e contadini/e casalinghe infermiere, insomma tutti e tutte e che comincia con l'appoggio la protezione sostentamento e difesa dell'intero esercito italiano, che si disfa e sbanda dopo lo sciagurato armistizio dell'8 settembre 1943, si consolida con le renitenza dei giovani ai bandi di arruolamento di Graziani, con il rifiuto degli Imi dai campi di concentramento nazisti di riconoscere la Repubblica sociale, insomma con una diffusa forma di pericolosissima resistenza popolare non violenta. E per intanto basta, riprenderò da qui a riferire delle varie iniziative alle quali ho partecipato a Pordenone e altrove, secondo la scelta già ricordata prima dell'interruzione del 90°.
Lidia Menapace