CANDELE
Stanno dinanzi a noi i giorni del futuro
come una fila di candele accese
– calde, vivide, dorate –.
Restano indietro i giorni del passato,
riga penosa di candele spente:
le più vicine fanno fumo ancora,
ma fredde, ormai disfatte e storte.
Non voglio, no, guardarle: mi pesa il loro aspetto,
pesa il ricordo del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
E non mi volto, per non vedere, scosso dai tremiti,
come si allunga la fila tenebrosa,
come crescono presto le candele spente.
UN VECCHIO
Laggiù in fondo, nel frastuono del caffè,
un vecchio seduto curvo al tavolino,
se ne sta solo a leggere il giornale.
Afflitto dalla cruda sua vecchiaia,
ripensa al po’ di vita che ha goduto,
quando aveva forza, vivacità e bellezza.
Sa di essere ormai vecchio: lo vede e sente.
Eppure gli sembra appena ieri il tempo
della giovinezza. Che breve spazio, niente…
Pensa agli inganni della sua saggezza,
alla fiducia che ha riposto, pazzo,
alla bugiarda che diceva: “Domani, su. Hai tempo!”.
Quanti slanci che ha frenato ieri e quanta
la felicità sacrificata. Ogni occasione persa
adesso spregia la prudenza sua insensata.
…ma l’intensità del suo pensiero e del ricordo
stordisce il vecchio. E si assopisce
curvo al tavolino del caffè.