Milano, 28 Giugno 1923
Cara piccolina,
io più vado avanti e più non mi dimentico del passato, e le cose che furono acquistano, nella mia mente la giusta prospettiva. Perciò “coute que coute”, vorrei che lei non mi dimenticasse, come ne avrebbe tutto il diritto, e come soprattutto è proprio delle donne e dei bambini. Ho bisogno di quando in quando di sapere come va la sua vita. Nulla di più empio che una tomba senza fiori e un’amicizia, che si sospetta morta, senza memorie. Impari!
Quanto a me, ho da dirle che parto da Milano alla fine del mese e vado sul Lago Maggiore. Le manderò il mio nuovo indirizzo estivo. Intanto lei mi scriva, se la spiaggia gliene lascerà il tempo a “Bottega di Poesia, Via di Montenapoleone” dove tempo fa (bisogna che io glielo dica in un orecchio) ricevetti un invito alla danza matrimoniale, da una persona di cui non le farò il nome. E poi si dice, l’astuzia femminile. Basta, sono vecchio, né mi rincresce di esserlo, e sto scrivendo le mie memorie. Se la bottiglia è solida e non si spezza, spero di fare con la mia vecchiaia del buon vino. Intanto qui a Milano tutti aspettano che io pubblichi. Vogliono farmi massone e celebre per forza. Non ci riusciranno! Io non ho altro scopo che di lavorare tre o quattro mesi per venire il prossimo inverno a San Remo, ma un mese solo e divertirmi come non mi sono mai divertito: da milanese! Magari ci verrò in compagnia di qualche amico. S’intende che ho voglia di pubblicare. E ho fatto una specie di contratto che m’impegna in breve tempo per due volumi. Il primo uscirà in autunno e glielo manderò, se sarà buona.
Adesso la saluto perché è ora di mangiare. Pensi che le scrivo dal letto. È l’una. Qui a Milano piove e fa freddo, mentre voi costà tutti in costume da bagno, no? O felice Riviera! Saluti molto amichevolmente Bice, Achille, nonché, ben s’intende, sua madre.
Suo affezionatissimo
V. Cardarelli
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