L’articolo di Tito Boeri su scuola e lavoro (Repubblica, 19/03/2014) mi ha fatto ripensare a un’importante riflessione di Corrado Alvaro (Ultimo diario) in cui l’autore lamentava tra le arretratezze del nostro paese, la mancanza di scuole tecniche altamente professionalizzanti, che costituivano il vanto di paesi del Nord Europa.
La proposta di Tito Boeri di trasformare l’offerta di alcune tra le molte (troppe) nostre università in corsi professionalizzanti di alta qualità in grado di competere a livello mondiale, in collaborazione con le scuole secondarie statali di indirizzo tecnico-professionale, risponde a un’effettiva esigenza, quella di oltrepassare la Formazione Professionale Regionale, retaggio di discriminazioni per coloro che sembrerebbero non avere attitudine, capacità, volontà, ma soprattutto condizioni economiche adeguate alla prosecuzione degli studi; alla quale oggi si aggiunge il tanto decantato Apprendistato…
Università e Istituti Superiori Statali (Tecnici e Professionali) uniti in un progetto comune per elevare la qualità dei nostri futuri tecnici.
Una proposta in questa direzione era stata avviata una quindicina d’anni fa coi Corsi biennali postdiploma di Formazione Tecnica Superiore in stretta collaborazione tra istituti Tecnici, Professionali di Stato, Regioni e Università…
Ma io sono convinta, e non sono la sola, che il livello da cui partire sia l’elevamento dell’obbligo scolastico, nell’immediato almeno nel biennio successivo alla terza media. La timida normativa in tal senso formulata dai governi di centrosinistra –legge 'Berlinguer/Fioroni'– (proposta anche nell’ambito di una legge di iniziativa popolare con più di 100.000 firme), è stata abrogata dai governi di centrodestra (Moratti/Gelmini-Tremonti) che fissarono la conclusione dell’obbligo scolastico alla fine della Scuola Media (13-14 anni), un’età in cui non si è ancora in grado di decidere del proprio futuro e che per molti significa l’abbandono di ogni stimolo culturale e di educazione alla cittadinanza. Chi verifica l’espletamento del così definito “diritto/dovere all’Istruzione fino ai 18 anni”? E cosa significa?
Bisogna pensare a una riforma complessiva degli ordinamenti scolastici, di sostegni reali al diritto allo studio, a una scuola della Repubblica in grado di offrire a tutti/e percorsi culturali, formazione critica e, insieme, occasioni di conoscenza del cosiddetto “mondo del lavoro” affinché sia possibile a ciascuno/a compiere consapevolmente scelte per un’attività o funzione “che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (Cost/ art. 4).
In questo quadro può incidere positivamente e conseguire un alto valore democratico, oltre che di esaltazione delle professionalità nazionali nel mercato del lavoro, la proposta di Tito Boeri che potrebbe rappresentare un percorso innovativo di cui tener conto.
Antonia Sani
Associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica