La stazione di Poschiavo e una locomotiva rossa sono stati, dal 18 agosto al 3 settembre 2006, palcoscenico per una storia collettiva, scaturita dalla memoria degli abitanti della Valposchiavo e messa in scena da un nutrito gruppo di attori, adulti e ragazzi, dilettanti e professionisti, di lingua tedesca e di lingua italiana, guidati dal trentaseienne regista e attore Oliver Kühn. Milletrecento spettatori nelle quindici repliche. Ogni sera il tutto esaurito. Non molti gli italiani.
Attraverso una narrazione vivace e mai scontata, dal tratto fine, ironica e, a volte, pungente, lente d’ingrandimento per osservarsi, capirsi e perdonarsi, le vicende legate a quel treno e alle persone che su quel treno hanno trascinato i loro sogni, le miserie e le speranze, sono diventate la storia di tutti. “La vita è un po’ come un viaggio in treno: partenze, fermate, scossoni, incontri…” D’altra parte, proprio quel treno è stato al centro della vita di molti Poschiavini e Valtellinesi. Ricorda con emozione Padre Camillo, il padre Battista De Piaz, primo macchinista italiano del trenino rosso e la dolorosa vicenda del fratellino Camillo, caduto da quel treno in corsa. Trenino rosso della speranza per molti lavoratori valtellinesi e della Valposchiavo, migranti oltre Bernina per sollevarsi dalla miseria.
Raccontare è restituire la vita. «Tacere è uccidere la vita» gridano a Filippo, l’anziano macchinista alla vigilia della pensione, che rifiuta di raccontare la sua storia. Ma la sua storia viene avanti da sola e si concretizzano sulla scena personaggi, caratteri, aneddoti, vicende note e rimosse, accompagnate dal cigolare della Ferrovia, con grande coinvolgimento e divertimento del pubblico e degli attori stessi. Non sono mancate le provocazioni né si sono fatti sconti ad alcuno, in italiano e in tedesco, ma con mano leggera. Agli Italiani è stato ricordato che non si fermano mai davanti alle strisce pedonali per cui non c’è ragione di tracciarle e il contadino della Valposchiavo è risultato spassoso nel lamentarsi del turista padrone del cane che defeca sul suo prato. Si ride, ma un po’ ci si vergogna. E tutti capiscono tutto.
Molto efficaci le musiche originali di Remigio Nussio, Dominik Meier, Oliver Kühn e Mary Santella. Ottime le performances dei due attori professionisti Stefan Camenzind e Mario Galati, interpreti di due verosimili ferrovieri, l’uno svizzero e l’altro italiano. Vivacissima la partecipazione dei dodici ragazzi, dai nove ai quindici anni, impegnati soprattutto nelle coreografie e nei canti. Molto preparati gli attori della Filodrammatica Poschiavina, ai quali si è unita l’eclettica loverina Elena Visini, nelle vesti di Emilia Lanfranchi, cameriera a St. Moritz e madre nubile di Filippo, oltre che interprete di una venale prostituta di Zurigo. «Trovarsi sul palcoscenico con attori professionisti ha sicuramente arricchito il bagaglio tecnico-artistico e umano di ognuno di noi e aver visto nascere e crescere questa storia ci ha personalmente coinvolti. Il nostro auspicio è che anche il pubblico possa aver percepito il piacere della recita, l’intensità del testo e della storia e gradito il risultato di mesi di preparazione»,dice Sabina Paganini, attrice e presidente della Filodrammatica.
Pieno successo quindi per questo BERNINA EXPRESS 65, nato quattro anni fa da un’idea del regista innamorato di questa valle, ma concretizzatosi solo nell’ultimo anno dopo aver superato numerosi ostacoli organizzativi e finanziari. Soddisfatto anche Cassiano Luminati del Comitato Organizzatore Bex65: «Ancora una volta la dimostrazione che, malgrado la posizione periferica della Valle, la volontà di voler creare qualcosa di unico e di qualità riesce a vincere. Proprio come la Ferrovia del Bernina che, lentamente e senza cremagliera, scala e supera le nostre montagne».
Roberta De Devitiis
(da Tirano & dintorni, ottobre 2006)