Dopo quella di martedì 20 giugno in piazza Basilica e quella del 25 agosto in Piazza S. Martino in Tirano, la sera di venerdì 22 settembre nel magnifico scenario del castello di S. Maria, con la torre illuminata a giorno, si è svolta l’ultima rappresentazione di Musica e Immagine delle “Ballate Tiranesi”.
Bravi è dir poco! Tra le antiche mura del castello di Santa Maria, meglio conosciuto ai tiranesi con il nome di Castelàsc, è risuonato in modo magico e preziosissimo il nostro idioma tiranese.
Marco Ambrosini ha fatto rivivere nelle poesie in dialetto tiranese dei poeti Aldo Pola e Dante Tozzi la dolcezza infinita della nostra terra e delle nostre tradizioni, è riuscito a regalare al pubblico l’atmosfera magica della vecchia Tirano, dei vecchi ricordi e delle nostalgie di un tempo. Da bravo maestro è riuscito a coinvolgere il pubblico con le sue originalissime battute scherzose rigorosamente in dialetto, e subito il Castelàsc è diventato “un’aula scolastica” dove gli spettatori sono diventati “simpatici alunni di Marco” attenti e vivaci.
Che dire di Marco Divitini, il menestrello tiranese e dei suoi musicisti compositori? Chitarra a tracolla, fiasco di vino a portata di mano, bicchiere sempre mezzo vuoto hanno cantato le “ballate tiranesi”. Stupenda è stata l’interpretazione della bellissima ballata del “Prode Anselmo” di G. Visconti Venosta, simpatica la ballata “La crociata di Ser Pizzòcher”, commovente “La storia del Vèciu Tunàia”, scherzosa quella della “L’insalatìna déla Rusìna” e religioso-culinaria è stata quella del “Fradèl Chisciöl de la Ganda”, scritte dal Méngu.
Meraviglia! Quella sera si è avuto l’impressione che a Tirano fosse nato un complesso folck del tipo Van De Sfross.
Che dire infine del presentatore–organizzatore Pietro Maletti? Chiamarlo Pietro "il Magnifico" sarebbe appropriato. Magnifico perché? Semplice; ha saputo in questa estate tiranese essere l’anima, l’organizzatore, il collante di infinite iniziative. L’abbiamo visto montare carpenteria per i palchi, sistemare sedie e tabelloni, fare l’elettricista, girare per le vie in auto con il megafono per annunciare gli eventi, fare l’accompagnatore alle numerose iniziative, l’annunciatore e l’uomo di cultura, lo scrittore sulle bellezze del nostro Santuario. L’abbiamo visto, sfinito dal lavoro ma felice, alla fine delle rappresentazioni, attorniato dal pubblico che lo ringraziava con poderose strette di mano. Se a Tirano ci fosse, come a Milano, “L’Ambrogino d’Oro” spetterebbe certamente a Pietro “il magnifico”!
Un augurio: cento di queste estati e che l’entusiasmo e la buona volontà della gente continui per fare sempre più bella e attraente la nostra Tirano.
Roberta De Devitiis
(da Tirano & dintorni, ottobre 2006)