Non so se qualcuno abbia informato il Presidente del Consiglio che nel giorno in cui affermava l'orgoglio di italiano a Berlino – dicendo che l'Italia non sta dietro la lavagna – un giudice di Londra negava l'estradizione di Domenico Rancadore verso il nostro paese utilizzando come precedente una simile decisione della Royal Courts of Justice che in appello aveva dato ragione a un cittadino somalo imputato dalla Procura di Firenze, e dico Firenze, per reati finanziari.
Forse la verve dialettica del Presidente del Consiglio Renzi ha voluto evocare l'immagine del somaro, o ciuco, come si dice dalle nostre parti, messo dietro la lavagna in punizione per presunte mancanze di rispetto di impegni o obblighi economico-finanziari per nascondere quella piu' dolente e dolorosa dello scolaro in ginocchio sui ceci per avere peccato.
Siamo sicuramente di fronte al peccato della hybrus renziana ma, e con implicazioni politoco-giuridiche maggiori, siamo di fronte al reato della Repubblica italiana che viola l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, quello che proibisce i trattamenti inumani e degradanti sistematicamente praticati nei 205 istituti di pena italiana.
Ormai quattro anni fa, unico parlamentare eletto nelle liste del PD in Toscana, e su suo invito, accompagnai l'allora sindaco di Firenze in una lunga e toccante visita del Carcere di Sollicciano – quello stesso carcere dove avrebbe dovuto esser ristretto il cittadino somalo se l'estradizione fosse stata concessa settimana scorsa, quello stesso carcere che disegnato per 475 posti non è mai sceso sotto la soglia illegale di 950 presenze negli ultimi 6 anni.
Oggi non è più necessario, almeno per il Presidente Renzi, visitare quel, o alcun altro, istituto di pena; oggi è necessario e urgente che in mancanza di possibilità d'agire per decreto su questa materia, il Presidente del Consiglio, indossi la giacca di segretario di partito e, abbottonandola come si deve, lanci un bel “contrordine compagni” dando il via libera a un'ampia amnistia e indulto per farsi trovar pronto alla scadenza di fine maggio fissata dalla corte di Strasburgo che impone all'Italia di adottare misure contro la “tortura” nelle carceri e alla preannunciata e fantomatica riforma della giustizia prevista pel mese di Luglio.
In caso contrario, alle lavagne e ai ceci, si sostituiranno le multe da pagare e saranno salate arrabbiate, come si dice dalle nostre parti.
Marco Perduca