Graz, 18.VIII.1922
Cara Mary, perdoni se le scrivo poche righe a matita e su questi fogli di taccuino. Lo faccio per non perdere tempo. Sono al caffè davanti ad una tazza di “tee mit rum” che vuol dire the col rhum. Sono solo, non ho niente da fare, e penso naturalmente a lei. Ho ricevuta da Roma la sua lettera che mi è giunta come un tepido raggio di sole italiano. Per l’appunto pioveva ed io ero ancora a letto. Gli alberi sgocciolavano davanti alla mia finestra, scossi dal vento. Mi sentivo penetrare dalla dolce umidità della mattina freschissima. La sua lettera mi fece tanto piacere che m’affrettai ad alzarmi.
Ora le dirò che non è il caso ch’ella si affatichi tanto a corrermi dietro colla fantasia per questi sconosciuti paesi perché fino al 15 settembre rimarrò tranquillamente a Graz. Mi sono collocato in una tipica pensioncina tedesca, al limite estremo della città, in mezzo al verde, e non cerco per il momento altro. Barilli è via in un altro posto. Qui è rimasto Saffi colla signora. Graz è una cittadina abbastanza grande, pulita, ordinata, provvista di tutto, né bella né brutta. È però in mezzo ai monti e vi corre dentro un bel fiume, ciò che le conferisce un certo pittoresco non del tutto sgradevole all’occhio. Vado cauto a descrivere le bellezze di questi posti perché non bisogna credere che vi sia nulla che possa somigliare lontanamente all’Italia. Ciò non esclude che per la gente del luogo gli alti colli di Graz e i suoi dintorni non rappresentino delle meraviglie. Io ho visto di meglio in Isvizzera. La città ha anche un bel parco grande come quello di Milano e forse più bello e, dicono, un ampio e superbo teatro. Vi è una percentuale altissima di donne col gozzo, anche tra le giovani, e questo deve molto contribuire al buon costume della città. In fatto non si capisce come la razza umana trovi sempre e comunque dei pretesti per riprodursi. Che altro posso dirle? La vita è abbastanza economica per quanto riguarda il vitto e l’alloggio. Si vive con 30.000 Korone al giorno che non giungono a 14 lire. Ma i negozi spelano l’italiano che è l’unico animale forestiero che abbia il toupet di venire a villeggiare da queste parti. Vi sono molti triestini e fiumani e girando per la strada si sentono ad ogni passo il più bel ti e il più bel xe del mondo. Cari questi irredenti che dopo aver detto tanto male dell’Austria e contribuito a schiacciarla ora si aggirano intorno alla sua carogna per rosicchiarne le ossa! Pare che abbiano la nostalgia del vecchio bastone tedesco. Ma l’Austria agonizza miserabilmente. È un paese che non si rialzerà più e finiranno per spartirselo. Io mi domando come questa gente trovi ancora la forza di vivere e di lavorare con una moneta che tra poco sarà inferiore al costo materiale della carta e come il mondo possa assistere imperturbabile alla rovina di milioni di uomini che hanno una storia e una civiltà, grandissimi torti e grandi benemerenze. Ci rifletta un po’ lei che è bambina, dimenticando per un momento il suo patriottismo, e sarà una meditazione più edificante di tutte le lezioni di storia che le ha fatto la sua professoressa. Ma parliamo di altro.
Le confermo la mia decisione di rimanere lontano dall’Italia il più a lungo possibile. Ad ogni modo se dovessi rientrare (avrei voglia di dire: ingrata patria tu non avrai le mie ossa!) non mancherò di fare una corsa a San Remo, dove mi chiamano tanti ricordi. È certo che farò un viaggio per l’Austria e in Germania prima di ritornare e che andrò a Budapest. Quando e come non so.
Ho saputo dell’incidente toccato a D’Annunzio. Pochi giorni fa mi mandò per il figlio una fotografia con dedica. Contavo che saremmo divenuti amici, forse. Ora ecco che il fato maligno lo ha colpito nel modo più triste. Faccio voto per la sua salvezza. Era almeno un uomo che non faceva troppo disonore all’Italia nel mondo.
E lei che fa? Come sta sua madre? Saluti tutti da parte mia e non si dimentichi di rispondermi. Io sono di ottimo umore, malgrado il tono di questa lettera. L’unica cosa con la quale non riuscirò mai ad intendermi è la cucina bestiale e barbara. Ma sapevo anche questo, sicché non ho ragione di lamentarmi. Stia bene.
Suo affezionatissimo
V. Cardarelli
Goethestrasse, 3
Graz (Austria)
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