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Marco Perduca. Questa boiata del Senato non eletto
11 Marzo 2014
 

Mentre la nuova (!!?) legge elettorale sta per essere licenziata dalla Camera per poi passare al Senato, riteniamo utile riproporre le considerazioni di Marco Perduca (foto) sulla prossima annunciata 'riforma epocale' lampo, anch'essa ricompresa nell'accordo 'Renzi-Berlusconi'. L'articolo è stato postato un paio di mesi fa nel Blog che Perduca, già senatore e rappresentante all'Onu del Partito Radicale Nonviolento tt, conduce su L'Uffington Post.

 

 

L'Italia non è uno stato federale. Con la riforma del titolo V della Costituzione di oltre un decennio fa non si è neanche avviato un processo di forte delocalizzazione o di avvio di definizione di un sistema di vere e proprie autonomie.

Con il cosiddetto 'federalismo fiscale' si son voluti prendere in giro gli italiani vendendo loro una 'riforma' che non ha fatto altro che consolidare la prassi tutta italiana dell'irresponsabilità della spesa pubblica locale creando una commissione parlamentare fantoccio che ne parla di tanto in tanto.

Con le chiacchiere che in questi giorni occupano le pagine di tutti i giornali circa una seconda riforma del titolo V della Costituzione si vorrebbe seppellire il bicameralismo perfetto cancellando il Senato della Repubblica per come lo conosciamo. Gli argomenti per questa modifica della Costituzione sarebbero da individuare alla voce 'costi della politica', 'accelerazione del processo legislativo' e, udite udite, 'valorizzazione delle autonomie'.

Questo 'Senatellum' diverrebbe una Camera dove siederebbero rappresentanti delle famigerate autonomie regionali che non sarebbero elette direttamente, che non riceverebbero uno 'stipendio' e che non sarebbero chiamati a votare la fiducia al Governo.

Una soluzione che raccoglie tutte le lamentele da chiacchiere da bar di cui ormai pare che la politica non possa fare a meno e che cancella quei pochi rimasugli di minima possibilità di 'controllo' o 'bilanciamento' che l'attuale Costituzione prevede per il potere legislativo rispetto all'operato del Governo.

Non ritengo questa proposta una boiata perché per cinque anni ho avuto l'onere e l'onore di sedere negli scranni in alto a sinistra di Palazzo Madama, la ritengo una boiata – per non dir di peggio naturalmente – perché si tratta della solita riforma all'italiana che consegna l'Italia sempre di più al campo dell'anti-democrazia dove la partecipazione diretta del cittadino viene marginalizzata, anzi annullata, tanto de jure quanto de facto tornando a riproporre, in tutto il suo splendore, la pratica partitocratica della spartizione dei posti e del bottino senza che nessuno, neanche eventuali decine di parlamentari del Movimento 5 Stelle (come possiamo ahinoi vedere tutti i giorni), potrà avere gli strumenti per disturbare il manovratore.

La cancellazione del Porcellum toglie il potere ai segretari dei partiti? Con la diminuzione dei Parlamentari, e il mantenimento delle liste bloccate, si andranno a selezionare i candidati ancor di più su basi di fedeltà al capo piuttosto che competenza e rilevanza politico-culturale.

Il Parlamento costa molto? Indubbiamente sì, un miliardo e mezzo l'anno tra Camera e Senato sono tanti soldi. Basterebbe però dimezzare lo 'stipendio' – e naturalmente rivedere le pensioni delle migliaia di ex-parlamentari – che sicuramente si avrebbero risparmi; niente rispetto al bilancio dello stato ma potrebbe sarebbe un segnale (certo poi ci sarebbe da fare anche un ragionamento di mera opportunità economica per chi sceglie di partecipare al processo legislativo da posizioni professionali di tutt'altro livello salariale...).

Il Parlamento è lento? Premesso che negli ultimi 20 anni il vero legislatore è stato l'esecutivo, occorre tenere presente che in Italia andrebbe de-legificato piuttosto che adottare una legge per il più piccolo dei problemi. Le quasi 250mila leggi che si contraddicono, si ricorrono, si accavallano creano incertezza del Diritto ed enormi costi di gestione pel cittadino e l'amministrazione pubblica. Che si tratti di cancellare le leggi, o di farne di nuove quand'è assolutamente necessario, occorre che le nuove norme, o la loro cancellazione, vengano prese in considerazione tanto nel profondo del merito quanto nel contesto legislativo in cui verranno incluse. Possibile che tutto ciò possa avvenire in pochi giorni o settimane? Se nella vita la calma è la virtù dei forti, in politica confrontarsi colle reali dimensioni dei fenomeni e le idee altrui è di fondamentale importanza per una legificazione che sia frutto del 'buon senso' del 'buon padre di famiglia, e che, in linea col dettato costituzionale, voglia governare l'esistente piuttosto che imporre dogmi o ideologie, o interessi particolari, alla società. Perché quindi volere un processo normativo lampo? Forse per intasare la Consulta di ricorsi?

Il Parlamento non rappresenta oggi le autonomie? Se sulla carta in parte ciò è sicuramente vero, in pratica le autonomie si rappresentano benissimo da sole sia perché ormai nelle voci più importanti del bilancio dello Stato, leggasi sanità, fanno e disfano per conto loro (e non passa giorno che tutta questa necessaria autonomia non faccia emergere di che pasta sian fatti gli amministratori locali), sia perché già esiste una Conferenza Stato-Regioni dove eventuali questioni 'centro-periferia' vengono affrontate. Quale altro motivo quindi dovrebbe farci mantenere in vita una Camera dove per altro siederebbero persone che possono esser state elette con sistemi elettorali diversi e che non prevedono l'elezione diretta mentre sono passibili di rimpasti pur di rimanere al potere? Francamente non si capisce. O meglio par esser troppo chiaro.

Meglio sarebbe una riforma della Costituzione in vero e proprio senso federale, dove si tenga presente la necessità di avviare una serie di modificazioni legislative per arrivare agli Stati uniti d'Europa per poi passare a un notevole ridimensionamento del senato: 100 senatori, come a Washington, da eleggere in numero fisso come rappresentanti degli 'stati/regioni' al fine di bilanciare il potere della Camera bassa dove le delegazioni regionali farebbero prevalere gli interessi delle regioni più grandi (anche se a guardare le leggi di spesa pare che nessuna regione sia meglio rappresentata che l'Abruzzo).

Tra le tante boiate in circolo in questi giorni, sempre meno di quelle che leggeremo nelle settimane prossime, quella della trasformazione del Senato in un circolo di presidenti delle Regioni e delle consorterie e potentati locali mi pare veramente la più preoccupante.

E pensare che la seconda carica dello Stato concorda...

 

Marco Perduca

(da L'Uffington Post, 19 gennaio 2014)


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