A Palazzo Sarcinelli di Conegliano (TV) si è aperta la mostra “Un Cinquecento inquieto. Da Cima da Conegliano al rogo di Riccardo Perucolo”. A cura di Giandomenico Romanelli e di Giorgio Fossaluzza, aperta fino all’8 giugno 2014.
La mostra vuole indagare, raccontare, testimoniare l’importanza del primo Cinquecento coneglianese nella storia dell’arte italiana, svelare i suoi legami e le continue connessioni con i grandi protagonisti della storia del cinquecento della capitale e dei centri maggiori della Repubblica.
Conegliano nel Cinquecento vive un’eccezionale esperienza di cultura, è stato uno dei centri più dinamici del territorio veneto. La città con i suoi immediati dintorni, da Seravalle a Montello fino ad Asolo, per una serie di circostanze storiche e territoriali e per la sua ineguagliabile qualità ambientale e paesaggistica, è stata un centro di interessi culturali e testimonianze artistiche e letterarie di singolare ricchezza e interesse, luogo d’incontri e convergenze dei protagonisti della storia dell’arte: da Cima a Pordenone, da Lotto a Tiziano.
Da un altro punto di vista, la presenza attiva anche culturalmente dei conti di Collalto, famiglia feudale imperiale, e del loro castello a Susegana, è una calamita e ragione di attrattiva per personalità del calibro di Aretino e di Monsignor Della Casa, con ulteriore estensione a Gaspara Stampa, oltre che a Elisabetta Querini, quindi al fior fiore dell’impegno letterario “al femminile”. Infine, ma non per minore importanza, attorno a Conegliano si registra un fiorire di presenze “riformate”. Ben incardinate nelle parrocchie, nei conventi e tra gli occasionali predicatori, che avrà un suo risvolto anche nell’ordine dei segni e dei simboli di una iconografia religiosa inquieta e talvolta di rottura (illustrata tragicamente nell’episodio di Riccardo Perucolo bruciato in piazza come eretico).
Se Conegliano divenne uno dei primari palcoscenici di queste dispute, il riferimento forse più clamoroso è apparso di recente essere, dal punto di vista dell’ordine costituito, la macchina dell’Inquisizione messa in piedi da monsignor Della Casa, nunzio a Venezia e poi in volontario esilio a Neversa; all’altro capo, il vescovo istriano Pier Paolo Vergerio sommo “eresiarca” in fuga verso la Svizzera, non prima di aver efficacemente seminato anche Conegliano e dintorni il verbo della sua appassionata dottrina antisimonica dai rigorosi risvolti iconoclasti.
L’evento di questo affascinante inquieto momento storico vuole percorrere i tratti salienti, soprattutto negli esiti pittorici che essa ebbe a vivere, documentando la presenza e gli influssi da alcuni dei protagonisti di una stagione d’arte manifesta in dipinti di ufficiale e di pubblica devozione (pale d’altare e testi di grande impegno), ovvero le opere più sommesse e private, in decorazioni e prodotti d’arte applicata, documenti, manoscritti (le carte del processo Perucolo, ad esempio), xilografie e incunaboli. La mostra è costituita da circa 100 opere (dipinti, pale d’altare e oggetti, documenti, libri, incisioni di Albrecht Dürer), e circa venticinque distribuite tra Conegliano e dintorni (10 tappe) opportunamente segnalate in loco di modo da costruire un itinerario tematico che ha come fulcro Palazzo Sarcinelli, ma coinvolge l’intero territorio in un suggestivo percorso culturale e turistico: Scuola dei Battuti, Monte di Pietà, Oratorio della Madonna della Neve, Palazzo Sbarra, Porta Monticano, chiesa parrocchiale di Campolongo, chiesa di san Pietro a Castello Rogazuolo, Susegana, Vittorio Veneto.
L’itinerario urbano comincia uscendo da Palazzo Sarcinelli. Si nota il fronte del Monte di Pietà, una straordinaria copertura totale della facciata con angeli che recano, tra nuvole, i simboli della passione di Cristo, rappresentato in pietà nella lunetta centrale. Gli affreschi sono opera di Ludovico Fiumicelli, artista di origine vicentina, interprete dell’arte di Tiziano e di Pordenone e che, nella facciata del Monte di Pietà, compie un’opera di grande libertà compositiva.
L’altro importante luogo lungo la Contrada Grande è la Scuola della Confraternita laicale di Santa Maria dei Battuti. Furono i componenti di questa Scuola a promuovere la costruzione del Duomo nel corso del rinnovamento della parte bassa della città. I confratelli commissionarono la pala di Cima da Conegliano nel 1492 e, negli anni venti del Cinquecento, il ciclo di affreschi della Sala delle riunioni della confraternita che occupa il grande spazio sopra il duomo.
Le pareti della Sala delle riduzioni della Scuola dei Battuti si presentano come un libro illustrato in cui attraverso trentotto riquadri di diverse dimensioni vengono narrate da Francesco da Milano, tra 1515 e 1525 circa, Le storie di Cristo, dall’Incarnazione al Giudizio Universale e, in un momento più tardo verso il 1590 circa, le Storie della Creazione e altre dell’Infanzia di Gesù da un pittore fiandro-veneto. Tornando, poi, in questo affascinante percorso pittorico, a Palazzo Sarcinelli per ritrovare cicli decorativi affrescati di grande originalità. Dalla fonte cinquecentesca su fondo nero del “portego” al piano nobile, di un ambiente a pianta quadrata si profilano un repertorio di Tritoni, Nereide, figure animalesche e antromorfe tra girali d’acanto. Mentre si arricchiscono per la presenza di putti e putti alati, di fiere e altri animali. Talora il fregio si interrompe per includere scene. Ad esempio sui lati lunghi del fregio compaiono ovali con Bacco ebbro e di Leoni che assaltano due cavalli. Grazie a Lionello Puppi si è giunti al riconoscimento dell’autore e cioè nel pittore Riccardo Perucolo. Condannato per eresia, lo sfortunato artista, nonostante avesse recitato impassibile e con puntualità lo spettacolo della penitenza, Riccardo, con l’accusa tremenda d’esser reo recidivo, vien arrestato, imprigionato, condannato senz’appello a morte atroce nel fuoco.
Così il percorso artistico in questo ricco territorio continua tra un crogiolo di opere eccezionali e la sua storia travagliata tra dispute ed inquisizione.
Maria Paola Forlani