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La Cooperativa Fruviver produce vini made in Tirano 
Intervista a Benedetto De Campo, socio della Cooperativa
Benedetto De Campo
Benedetto De Campo 
17 Ottobre 2006
 
Sono passati quasi tre anni da quando andammo a conoscere la neonata Fruviver (v. Tirano & dintorni, dic. 2003): allora era in cantiere la messa in commercio del primo vino tiranese il Sasso del Gallo, 3.200 bottiglie dell’annata 2001, ma soprattutto c’era tanta voglia di crescere e intraprendere nuove strade.
La Fruviver Valtellina Cooperativa Agricola è nata esattamente il 23 marzo del 2003, attualmente i soci sono Benedetto De Campo, Marco Domenico e Carletto Panizza, Gianni Gasparotti, il Sig. Pruneri e Bruno Pagano. I soci che hanno aderito al progetto sono quasi tutti agricoltori: le famiglie De Campo, Gasparotti e Panizza possono vantare una lunga esperienza in ambito agricolo in quanto da diverse generazioni si occupano dei vigneti di famiglia. Con una visione imprenditoriale i soci hanno deciso di mettere da parte orgoglio personale e individualismi per provare a produrre insieme un unico vino, migliorando le già ottime qualità dei loro vini. Torniamo oggi a parlare con uno dei soci, Benedetto De Campo, per fare il punto della situazione e cercare di dare voce e visibilità a questa piccola e preziosa realtà tutta tiranese.
 
Sig. De Campo, che sviluppi ci sono rispetto all’ultima volta che ci siamo visti?
«Come ricorderà, il primo vino imbottigliato è stato il DOCG Valtellina Superiore Sasso del gallo ottenuto dalla vendemmia 2001 e commercializzato nel 2003. Questo vino ha una gradazione alcolica di 13% vol. e le uve utilizzate per la produzione sono Nebbiolo (Chiavennasca) al 100%. Il nome, “Sasso del gallo”, indica la zona di frontiera che sovrasta i vigneti della Fruviver.
«Dopo di questo però, nel 2005, abbiamo commercializzato un secondo vino, il rosso di “Valtellina Gallo” Doc che ha una gradazione alcolica pari a 12,5% vol. Questo rosso è ottenuto al 90% da uve Chiavennasca ed il restante 10% da Pignola, Rossola e Brugnola.
«Sempre nel 2005 è iniziata la commercializzazione dello Sforzato di Valtellina “Incanto” che, come da disciplinare, ha una gradazione alcolica di 14,5% vol. “Incanto” è prodotto con uve Nebbiolo lasciate appassire per più di 100 giorni al fine di concentrare tutte le migliori qualità di aromi e profumi tipici di questo storico vino valtellinese».
Dove sono imbottigliati i vostri vini e quali sono le principali aree commerciali a cui vi state rivolgendo?
«Attualmente i tre vini della Fruviver sono imbottigliati presso la Cantina Cooperativa di Villa e Bianzone che segue tutte le fasi della lavorazione attenendosi scrupolosamente ai disciplinare di produzione che riguardano i vini di Valtellina. Per quanto riguarda la commercializzazione, la nostra attenzione si è rivolta principalmente al settore della ristorazione: abbiamo inserito le nostre etichette nei negozi e nelle vinerie iniziando anche una piccola vendita diretta; attualmente comunque la Valtellina rimane il principale sbocco commerciale per i vini Fruviver».
Nei vostri progetti vi è l’ipotesi di realizzare una cantina dove sia possibile lavorare e successivamente imbottigliare i vini?
«L’ipotesi di poter costruire una cantina che ci consenta di produrre i nostri vini, che attualmente raggiungono una produzione annuale di 10.000 bottiglie ma che presto arriveranno a 30.000, è stata già presa in considerazione dai soci della Fruviver e devo dire che il progetto non è poi così remoto. Se l’idea prenderà forma continuerà comunque la stretta collaborazione con la Cantina Cooperativa di Villa e Bianzone che in questi anni si è rivelata di fondamentale importanza per lo sviluppo della Fruviver».
Ci sono allo studio nuove etichette da parte della Cooperativa Fruviver?
«Il settore enologico è una realtà che si presta molto bene all’innovazione e quindi alla sperimentazione di nuovi vini. Attualmente da parte nostra sono allo studio nuovi tipi di vino e, anche se la strada che abbiamo intrapreso per la produzione di nuove etichette sembra essere quella giusta, i procedimenti sono lunghi e complessi quindi, in questo senso è ancora prematuro parlare di risultati raggiunti».
Come si presenta l’annata in corso?
«Le vigne da cui derivano le nostre uve sono collocate tutte sul versante Retico tiranese su una superficie di sei ettari che ci consente di avere una produzione stimata attorno ai 70/80 q.li per ettaro come è prescritto nel disciplinare di produzione. L’annata in corso si presenta con uno stato sanitario delle uve eccellente: abbiamo attuato la sfogliatura dei grappoli che è una nuova tecnica agronomica che consente di far prendere più aria e più luce ai grappoli rendendoli più resistenti ai marciumi autunnali semplicemente togliendo parte delle foglie vecchie attorno ai grappoli stessi.
«È poi stato attuato un accurato dirado manuale per avere la giusta quantità produttiva che si deve attestare attorno ai 2-2,5 Kg per ceppo. Dal punto di vista climatico, le piogge di agosto hanno consentito un buon ingrossamento degli acini favorendo nello stesso tempo la pianta che non ha subito un particolare stress idrico».
Se non sbaglio la Fruviver non è solo vino…
«Certo, la Cooperativa si occupa anche della produzione e della successiva commercializzazione di alcuni tipi di verdura come per esempio le patate. È bene precisare che tutti i prodotti sono coltivati esclusivamente nei campi del tiranese».
 
La Fruviver è la dimostrazione tangibile che, quando si uniscono le forze e le competenze, i prodotti della terra e le tradizioni possono diventare un patrimonio non solo da salvaguardare ma in grado di generare ricchezza e di influire significativamente sugli aspetti socio-economici del territorio.
 
Ivan Bormolini
(da Tirano & dintorni, ottobre 2006)

Foto allegate

 Alcune etichette della Fruviver
 
 
 
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