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Maria Lanciotti. Perché ancora un presidio 
Ancora nulla si muove per una soluzione moderna al problema rifiuti nel Lazio
24 Febbraio 2014
   

Sabato scorso, 22 febbraio, ennesimo sit-in alla discarica di Roncigliano organizzato dal Coordinamento contro l’inceneritore di Albano. E mentre qualche cittadino si chiedeva se ciò avesse ancora un senso, dopo che il “Sistema Cerroni” sembrava aver vacillato sotto i colpi della Magistratura romana, e pareva allontanarsi il rischio della costruzione del nuovo inceneritore, qualcosa di molto grave era già accaduto fornendo indirettamente la risposta. Il “Sistema Cerroni”, di cui non si conosce né la testa né la coda né la dimensione del corpus tanto è vasto, continua a dibattersi e ad assestare i suoi colpi micidiali in un rimpallo senza soluzione. L’ordinanza “urgente” firmata dal Sindaco di Roma Ignazio Marino, che riapre in pratica i due impianti di Malagrotta e Rocca Cencia, entrambi della Colari e dunque di Cerroni, la dice lunga – per chi voglia intendere – in che tipo di acque si sta affondando senza che si prospetti il minimo appiglio per arrestare il collasso totale. “Emergenza” la parola chiave per spalancare pure la porta dell’inferno pur di non mollare la presa su un sistema collaudato di lauto profitto, non importa a spese di chi e di che cosa. Tornando al sit-in. Sabato mattina, sotto un cielo gonfio d’acqua e con il “profumo” largamente dispensato dal settimo invaso, si è voluto fare ancora una volta il punto della situazione, al momento in apparente fase di stallo.

La cronaca è presto fatta, non andremo nel dettaglio. Pensiamo sia ora che i cittadini con una coscienza civica facciano il loro piccolo/grande sforzo per entrare nelle dinamiche di una vicenda che da sette anni sta precipitando, solo rallentata dai tanti bastoni messi fra le ruote dell’ingranaggio malefico da un Comitato cittadino non sostenuto, ahimè, né dalla popolazione né tantomeno dalle istituzioni. Sembra incredibile come si tenti di rifuggire da qualsiasi presa d’atto, manco la vita non stesse più a cuore alla maggioranza della gente. Ma anche questo tipo d’inerzia probabilmente fa parte del pacchetto siglato “Sistema Cerroni”, abbinato ad altri comparati di simile levatura. Ciò non scagiona e non giustifica tuttavia l’ignavia generale che molto si accosta alla complicità, seppure involontaria.

Ha ancora un senso per gli organizzatori del presidio chiamarsi Coordinamento contro l’inceneritore di Albano? È la domanda che poniamo ad alcuni cittadini intervenuti al presidio, per una risposta secca: “Il rischio dell’inceneritore non è ancora sventato”, dice Gabriele di Marino, 27 anni. “Gli avvenimenti lasciano ben sperare, ma mi sembra che nulla si muova per una soluzione moderna, nessuna misura da parte del comune di Albano in proposito”. “C’è tutta la questione GSE che non è stata ancora formalmente chiusa e il rischio dell’inceneritore non è fugato del tutto” dice Simone di Albano, 34 anni. “Il Movimento ha ancora senso se si aggiunge alla parola inceneritore la parola biogas anaerobico. Ha senso perché restano gli inceneritori”. “Contro ogni tipo d’inquinamento iniziare la raccolta differenziata come si deve fare” dice Rolanda di Ardea, 41 anni. “I cittadini devono impegnarsi e gli operatori del settore devono educare i cittadini”.

Colazione comunitaria, caffè e cornetti, sistemazione impianti e attaccano gli interventi. Si fa un primo epilogo sull’inchiesta giudiziaria e conseguenze, si esprime una piccola soddisfazione che è anche un’amara constatazione: “non sbagliavamo”, si riflette sul fatto che i problemi sono aumentati, la documentazione fornita dall’ARPA fa paura e qui come ad Ardea non c’è l’acquedotto comunale e i residenti sono serviti dai pozzi, e l’acqua di questi pozzi non serve nemmeno per farsi la doccia, e quindi va preteso un servizio idrico giacché le case – tutte condonate – risultano in regola. Il progetto inceneritore si sta allontanando, ma gli impianti TMB a Roma non funzionano e qui funzionano male. Il settimo invaso si va esaurendo velocemente, si pensa di costruire l’ottavo per sopperire alla mancanza di altri bacini? Dopo il terremoto giudiziario in tutta la Regione Lazio, che ha portato a 7 arresti e a 21 indagati si cerca di tappare i buchi. Qui i rifiuti arrivano ma non ripartono trattati. Un invaso grande qui può far comodo, è un punto strategico, quando serve si dirotta qui. La politica non dà risposte, le linee programmatiche di Zingaretti e Civita – titoli e posizione arcinoti, non occorre qui ripeterli – sono tutt’altro che rassicuranti, anzi temibili, previste nuove discariche e funzionanti a pieno regime gli inceneritori esistenti, il sodalizio criminale intanto prospera, la raccolta differenziata una chimera, la salute e la dignità del territorio sempre più in perdita. I tecnici snocciolano nei loro serrati interventi incontrovertibili dati. Il FOS (Frazione Organica Stabilizzata) che non va, e da qui le “puzze” che intossicano i residenti con il picco di malori registrato al Pronto Soccorso lo scorso settembre, i profitti illeciti e l’aumento delle tariffe, i rifiuti indifferenziati di Civitavecchia e Monterotondo trasportati in giro per il Lazio fino ad essere sversati qui nella discarica che da oltre un anno non è più solo dei Castelli Romani, ed è già ricolma dell’indifferenziata di Roma, Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano, e non si deve arrivare al sovra stoccaggio del settimo invaso per chiudere e bonificare la discarica. 164 sforamenti in tre anni dovrebbero far smuovere l’Amministrazione locale che a sua volta si potrà rifare alla Regione, poiché esiste la 152/2006 da far valere e la Comunità Europea che ci tiene sotto osservazione. “Violazioni totali permanenti” mentre si predispongono i nuovi e forse più inquietanti assetti alla Regione – l’imprenditrice Federica Guidi appena nominata Ministro dello Sviluppo Economico chissà che vorrà dire – e per tornare a bomba si parla di acquedotto, fognature e collettori e del Sindaco di Ardea, Luca Di Fiori, che non concede l’autorizzazione all’allaccio del depuratore dei Castelli Romani se prima non gli arriva la compensazione dalla Regione calcolata in 9 milioni di euro. Mentre la Giunta Marini sembra essersi calata in una realtà virtuale, da dove arrivano ogni tanto messaggi rassicuranti sull’arredo urbano e similari, sulla decantata trasparenza in ogni settore, evitando bel bello di affrontare di persona i problemi seri. Tra i relatori anche Giorgio Libralato di Latina, che parla degli sforamenti della discarica di Borgo Montello e della truffa sul biogas, di compostaggio e di smaltimento illecito dei rifiuti, e via discorrendo. Un brutto quadro, ma anche tanta fiducia: il coordinamento tra i Comitati di tutto il Lazio rappresenta una bella forza, l’importante è non abbassare mai la guardia. Di tutti i sindaci di bacino presente solo Flavio Gabbarini del Comune di Genzano. “Pensavo di trovare qualche altro amministratore”, dice Gabbarini, “per capire insieme quali azioni si possono intraprendere per tutelare i cittadini sotto l’aspetto sanitario, ambientale ed economico. Da parte mia proporrò alla mia Giunta di costituirci parte civile e lo proporremo anche agli altri comuni”. E se gli altri comuni non aderissero? “Partiremmo ugualmente in collaborazione con i Movimenti”. E con questa dichiarazione isolata ma ferma del Primo Cittadino di Genzano di Roma, si chiude questo accenno di resoconto di un momento di forte aggregazione e chiarezza d’intenti: si chiede la chiusura e la bonifica della discarica di Roncigliano e la messa al bando di tutte le discariche e inceneritori, la peggiore soluzione per lo smaltimento dei rifiuti, e che parta sul serio la raccolta differenziata. Poi si vedrà, ma forse qualcuno dovrà fare qualche passo indietro, non potendo proseguire su un percorso in tutti i sensi minato, com’è stato ampiamente dimostrato dagli accertamenti condotti in più direzioni e tuttora in atto.

 

Maria Lanciotti


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