Che si vedano più donne a me fa solo piacere e in questi giorni donne se ne vedono molte, dall'Ucraina al festival di San Remo, dal governo Renzi alle primarie-investitura della Meloni a Fratelli d'Italia.
Il fatto è che l'unico posto dove non se ne vede né sente alcuna sono i partiti di sinistra. Anzi addirittura la corrente di Civati, l'unico pezzo di Pd che ancora vuole potersi dire di sinistra è anche l'unico pezzo di politica partitica dove di donne sui palchi se ne vedono di rado.
Nei movimenti invece va molto meglio: No Tav di Valsusa ha una portavoce, No Muos le mamme di Niscemi, e tutti i i comitati che si formano sulle più varie questioni sociali sono per lo più diretti o rappresentati da donne.
Anche nel sindacato le donne che si vedono non sono poche e più d'una di spicco.
Non parliamo della magistratura e delle professioni che ormai sono terreni aperti, probabilmente ancora con incrostazioni di pregiudizi, ma che si possono varcare.
Per i partiti scelgo il Prc, il partito al quale sono ancora iscritta, che è certamente di sinistra, e vuole esserlo, anzi essere comunista. Alcuni congressi fa si era definito all'articolo 1 dello Statuto anticapitalista e antipatriarcale, poi il secondo epiteto è stato lasciato cadere e non è più scritto, non so se stato esplicitamente abrogato, ma credo di sì. In ogni modo il Prc è sicuramente un partito comunista ed altrettanto sicuramente è patriarcale.
Mi piacerebbe capire perché, dato che è anche un partito gentile e accogliente, educato e senza laederismi.
Arrischio una prima lettura, che fa riferimento alla sua cultura politica, che -a mio parere- è rappresentativa di un marxismo amputato, e ridotto ad essere industrialista e fabbrichista.
Marx però non lo era, non pensava che il lavoro fosse un valore in sé, gli interessava che non fosse sfruttato (liberare il lavoro dallo sfruttamento) e poi alleggerito (liberarsi dal lavoro), tanto che già a metà del secolo xix scriveva che tre ore al giorno di lavoro dipendente organizzato sarebbe bastato e produrre tutto ciò che basta per vivere decentemente, sicché la meta del comunismo sarebbe state quella di lavorare tutti (e tutte?) tre ore al giorno e poi dedicarsi alla poesia arte cultura ozio divertimento ecc. Qualche ombra o reticenza su chi avrebbe svolto il lavoro di cucina e simili c'è davvero già lì. In verità nemmeno Marx considerava il lavoro della riproduzione e la sua economia: oggi è assolutamente necessario. E per intanto mi fermo qui.
Lidia Menapace