Emiliano Gucci
Più del tuo mancarmi
Noripios, 2014, pp. 120, € 9,00
Sa bene come tenere agganciato il lettore Emiliano Gucci, l’ha sempre saputo, fin dal suo primo romanzo, Donne e topi (Fazi ed. 2004), e lo dimostra anche nei cinque racconti che compaiono in Più del tuo mancarmi. Chi pensa ancora che il racconto sia un genere letterario meno importante del romanzo con Gucci deve ricredersi, tanto ogni sua storia è compatta, rotonda e tesa fino alla fine.
C’è un’assenza, una frattura, in ognuno dei racconti. Può consistere in una distanza temporale tra due persone, può essere un’improvvisa faglia che si apre all’interno di un nucleo familiare o una dolorosa lontananza fisica. Oppure un altro tipo di assenza, quella del lavoro.
Le storie raggiungono picchi di tensione elevati: Milly, dietro una porta, urla e sbraita quando Franco, dopo dodici anni che se n’è andato, reclama il diritto di tornare a casa. Per prima cosa la donna rovescia fuori dalla finestra tutto ciò che di lui era rimasto. Ma poi le gambe cedono, si accovaccia, i due ora sono divisi solo dallo spessore della porta, lui gestisce con intelligenza e garbo la conversazione, lei si fa sempre più mite.
Anna (BWV 988) è una musicista che si è introdotta nella vita familiare di Andrea e gli ha portato via il padre. Al ragazzo non è mai sfuggito il suo fascino. La va ad incontrare a ventidue anni dalla morte del padre, nella speranza di capire le ragioni della scelta di lui. La tensione è quasi una presenza fisica intorno al tavolo dove si fronteggiano, ma la musica percorre la storia che si chiude con le note di Bach.
Padre e figlia sono a fare shopping (Dal passato): l’acquisto di un paio di stivali da donna che il padre definisce di gusto osceno, riporta a galla un passato che si è cercato inutilmente di nascondere. Da chi mai la figlia avrà preso quei gusti? Una frase che lui non avrebbe dovuto pronunciare, ma non si può tornare indietro. Sente di aver distrutto tutto e cerca nella fuga l’unica possibile via di uscita.
Torna la figura del padre ne L’albero. È un uomo dalla sensibilità profonda, in lotta contro la propria fragilità, deciso a sfidare anche le leggi del buon senso pur di consolidare il rapporto con la figlia piccola e inserirla nella nuova vita che sta costruendo. Briciole di talento rispecchia le speranze dell’aspirante scrittore, racconto molto adeguato ai tempi: sono momenti in cui c’è bisogno di lavoro per i giovani a cui sono negati anche i sogni, e il gruppo familiare di Andrea, pur condividendo la sua gioia per un premio letterario, non ne vede le prospettive, non ne apprezza il valore. Meglio un lavoro umile ma concreto, con la paga a fine mese.
Emiliano Gucci è un fine osservatore e conoscitore dell’animo umano, sempre attento ad ogni aspetto di sofferenza e di disagio della nostra società. I racconti, la maggior parte dei quali mette in discussione due generazioni, confermano la sua profonda umanità, la pietas con cui guarda le persone e gli eventi. Scrittore realistico ma non catastrofico, lascia sempre aperta un’uscita verso la speranza. Che è un diritto di tutti e soprattutto dei giovani.
Marisa Cecchetti