Nel fine settimana appena trascorso, alcuni organi di informazione hanno riportato il dato SECAM in merito alla terza diminuzione consecutiva dei rifiuti prodotti in provincia di Sondrio, a causa della crisi economica che continua a far sentire i suoi effetti negativi.
Già nel 2011 i rifiuti “trattati” da SECAM erano stati 84.879 tonnellate, rispetto alle 85.306 del 2010 e questo non può che far riflettere sull'abbassamento del tenore di vita del cittadino-medio.
Ma al WWF interessa ancora di più evidenziare che dal 1992 al 2010, appunto, la quantità di rifiuti conferita è AUMENTATA da 59.018 tonnellate a 85.306 tonnellate (dati dell'Amministrazione Provinciale). Certo, di pari passo i cittadini-utenti del servizio hanno vieppiù mostrato la loro virtuosità “riciclonica” conferendo negli appositi sacchi e contenitori quasi il 50% dei rifiuti totali, nella frazione riciclabile (carta, vetro, plastica, alluminio, pile...). È del tutto evidente che una volta “passata la bufera” o almeno attenuatasi, il ballo ricomincerà come prima, in mancanza di iniziative locali e di normative regionali e nazionali. Non in tutti gli angoli d'Italia, però, ci si è arresi all'inevitabile aspettando fatalisticamente che dall'ALTO giungessero gli ordine per la truppa... Abbiamo ascoltato con vivo interesse, alcuni mesi fa, Alessio Ciacci che ha illustrato l'esperienza di Càpannori, così come sbirciamo ogni tanto il sito dei “Comuni virtuosi” per renderci conto di come vanno le cose altrove... ed effettivamente ce ne sarebbero di spunti a cui ispirarci nel campo della “rifiutologia”...
La prima è che la “battaglia dei rifiuti” la si vince alla sorgente, non alla foce, puntando alla riduzione dei rifiuti, prima che al corretto ed efficace smaltimento. Però se il primo percorso richiede una pianificazione e un “progetto” di un certo spessore e con tempi piuttosto lunghi, il secondo sembra offrire più possibilità di intervento immediato, anche sulla base delle esperienze già attuate altrove. La soluzione per aumentare la frazione riciclabile e abbattere la “frazione nera”, diminuendo le spese per il servizio di raccolta e smaltimento, viene chiamata in vari nomi, a seconda dei comuni in cui viene attuata; uno di questi nomi è TARIFFA PUNTUALE che si fonda su un principio molto semplice, ogni utente paga il rifiuto indifferenziato (sacco nero) soprattutto in base a quello che produce; la tariffa RSU non si basa più, quasi unicamente, sui metri quadri dell'abitazione o dell'esercizio commerciale, ma sul peso dei sacchi neri conferiti alla raccolta.
Sembra finalmente a portata di mano la realizzazione di un “antico motto” ecologista: CHI INQUINA PAGA!!!, viene premiato così il cittadino attento agli aspetti ambientali, ma anche al proprio interesse economico.
La tariffa puntuale viene così definita nel documento Verso Rifiuti Zero (Comune Càpannori, Lucca): «...l’applicazione della tariffa puntuale permetterà di calibrare la tariffa anche in base al rifiuto effettivamente prodotto dalle famiglie attraverso la contabilizzazione dei rifiuti del materiale non riciclabile, metodo sperimentato con successo in numerosi comuni del nord Italia...»
Lo strumento attuativo è il sacco nero microchippato il cui codice è diverso per ogni utente e che viene letto, con metodi diversi, quando viene ritirato dal servizio di raccolta. Il dato viene registrato da una “banca dati” centralizzata e “assegnato” all'utente individuato; l'interesse economico dei cittadini a produrre il minor numero di sacchi neri, li spingerà ad una raccolta differenziata più attenta e “fine”. Potrebbe anche essere un incentivo a smetterla di gettare gli scarti verdi-biologici, che tra l'altro sono fra i più pesanti, nel sacco nero e provare a produrre il 'compost casalingo', in un angolino dell'orto o del prato che hanno a disposizione molte famiglie.
Anche per la Valtellina, questa è la prossima sfida VERSO RIFIUTI ZERO.
William Vaninetti
Presidente WWF Valtellina Valchiavenna