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Alessandro Bini, Bruno Magrini. Pronto dottore? Ho un dolore intercostiero
09 Febbraio 2014
 

Alessandro Bini & Bruno Magrini

Pronto dottore? Ho un dolore intercostiero

Il meglio dai centralini ospedalieri toscani

Sarnus/Polistampa, 2012, pp. 64, € 5,00

 

Atto unico portato in scena con successo, Pronto dottore? Ho un dolore intercostiero raccoglie “il meglio dei centralini ospedalieri toscani”. Un libriccino di circa sessanta pagine, la copertina ha un’immagine radiografica del corpo umano, dalla cintola in su, su sfondo nero, che tiene nella destra la cornetta del telefono. I ringraziamenti riempiono tutta l’ultima pagina, nomi riportati a caratteri minuti. Sono necessari questi ultimi riferimenti perché, quando si comincia a leggere, si rimane talmente stupiti e divertiti che ci si chiede subito se siano frasi vere o inventate. I nomi dei centralinisti tolgono ogni dubbio. Dunque sono frasi ascoltate. Allora si continua a ridere, a ridere. Poi, ad un certo punto la risata si smorza e lascia il posto ad una sottile malinconia. Perché? Eppure il testo continua a filare liscio sul medesimo filo conduttore!

Il fatto è che subentra la riflessione e subentra anche la tenerezza nei confronti delle persone – tante – che non sono in grado di capire il linguaggio medico – parole in genere di origine greca – ed anche se lo sanno riconoscere con l’abitudine, non riescono comunque ad usarlo adeguatamente. Quindi ci troviamo davanti a richieste del tipo: Per favore, mi passa la marcello-facciale? Oppure: Pronto? Mi passa il motorinolaringoiatra? Oppure: Pronto? Nel sangue mi hanno trovato i triglisedici. Secondo lei ci sta?

È un prendere atto, purtroppo, del basso livello culturale dominante, e sappiamo che la condizione sociale e il livello culturale vanno spesso a braccetto. Sappiamo che c’è un altissimo numero di persone che non si sono potute permettere un certo tipo di crescita culturale, magari hanno investito su quella dei figli. Ma ogni frase riportata non può dare l’idea del contenuto, e la risata continua al di là della riflessione, soprattutto perché immaginiamo gli attori a rovesciare sul pubblico, senza dare respiro, queste richieste e questi scorci di conversazioni: Donna: Pronto? Senta, mi ascolti, io c’ho una febbriciattola quasi senza febbre. Non so che fare. Facciamo così. Mi dia un numero numerico, che posso fare con calma dopo. Operatrice: Ma quanto è alta? Donna: Io? Uno e settanta. C’è bisogno di tornare a ridere in un momento storico come quello che stiamo attraversando: Bini e Magrini sono riusciti a riportarci il sorriso, anzi la risata liberatoria.

 

Marisa Cecchetti


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