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Lidia Menapace. Industrialismo (parte prima)
04 Febbraio 2014
 

Nessun cosiddetto “piano per il lavoro”, soprattutto “giovanile” dice a chi si rivolge: se ai giovani maschi o anche alle giovani femmine. E si dirà che la cosa è indifferente, dato che si tratta di far diminuire i numeri della disoccupazione socialmente intesa. La risposta non è soddisfacente e comunque si ha il diritto di sapere l'entità di tutti i dati suddivisi per appartenenza di genere, in ispecie di statistiche ufficiali (ad esempio quelle dell'Istat). Infatti vi sono propensioni che appartengono storicamente ai generi per ragioni storiche scolastiche culturali e per soddisfarle o anche per cambiarle bisogna conoscerne l'esistenza, l'entità, le motivazioni ecc.

Mi spiego con qualche osservazione: da tempo l'occupazione femminile si rivolge nell'industria al tessile, nell'agricoltura alla monda, e dilaga nei servizi, nella scuola, professioni sanitarie, di assistenza sociale e nelle mansioni del pubblico impiego, dato che lo stato ha dovuto prima di altri togliere le discriminazioni di genere, almeno a parole. Fino a che lo sviluppo di carriera va per concorsi o norme oggettive (anzianità), le donne ci sono e fanno carriera; quando si arriva ai gradi alti, oppure ci si presenta a professioni socialmente vietate, la porta è chiusa. L'esempio più straordinario fu la magistratura vietata alle donne fino a pochi decenni fa con la “motivazione” (in realtà un pregiudizio) che le donne avendo le mestruazioni sono instabili (lunatiche): ci volle un caso clamoroso di una giovane laureata in giurisprudenza, che avendo raccolto tutti i documenti nonché i titoli necessari per presentarsi al concorso per la magistratura, presentò tutto e ricevette di ritorno il plico con la dicitura “Mancante del requisito del sesso”. Rispondendo di non essere asessuata o avere un sesso sbagliato, fece ridere tutti alle spalle di quelle balordate maschiliste e aprì la carriera anche alle donne, come oggi si vede benissimo. Anni fa le ricercatrici del Cnr fecero un convegno internazionale per denunciare che all'inizio di carriera da loro le donne c'erano, anzi erano maggioranza, dato che vincevano i concorsi di ammissione, anzi vi era una propensione delle giovani laureate in materie scientifiche a presentarsi nel pubblico, che paga meno, ma non discrimina o non usa criteri opinabili nelle assunzioni. Ma quando finiva la carriera a scatti di anzianità ecc., e subentrava la cooptazione ai gradi alti delle carriere, i maschi insediati lì storicamente sceglievano naturalmente e con piena convinzione altri maschi. Dunque. Le olandesi presenti suggerirono di chiamare quel fenomeno “nepotismo” dato l'esempio storico locale della Chiesa cattolica.

Se dunque si vuol fare un piano serio e non propagandistico bisogna avere e fornire anche tutti i dati di genere.

Ma poi a chi -come esperto- ci si rivolge? a parte i saggi di nomina presidenziale, una vera novità (non credo costituzionalmente corretta) l'interlocutore privilegiato, anzi unico, c'è: il sindacato dei padroni, la Confindustria. Che del tutto naturalmente, con vera innocenza scopre sempre che bisogna diminuire il costo del lavoro e remunerare le industrie che assumono. Assumono a fin di bene e perciò vanno di ciò compensate? mah! oppure sanno di avere il coltello per il manico e di fatto ricattano il potere politico e alleati con quello finanziario “dimostrano” che, se si vuole che la crisi passi, bisogna dare soldi ai padroni, e alle banche che già li finanziano e qualcosa debbono pur guadagnarci anche loro per la buona azione!

Facciamo che tutto il mio ragionamento sia “ideologico” (parla ancora di “padroni”!) e cambiamo registro di riferimento: se la priorità è la fame nel mondo, bisogna cercar di soddisfare la fame, dunque serve una agricoltura produttiva e non inquinante, e molti lavori di trasformazione, conservazione, distribuzione degli alimenti ecc. ecc. Cambiano le priorità di riferimento sociale e produttivo.

 

Viva Noam Chomsky!!!

 

Mi alzo un momento dal computer e vado dove ho la tele accesa aspettando un tg. Ed ecco, insieme alle notizie sulla pioggia, viene data notizia, dopo quelle sportive, che mentre era a Roma per un convegno scientifico Noam Chomsky (foto), considerato negli USA il maggior intellettuale vivente al mondo, si è lasciato intervistare.

Noam Chmsky!? quello che pubblicò un precisissimo studio, fatto naturalmente sugli originali in aramaico sulla parola “Razza” nelle Scritture: non è mai una sola volta usata per persone umane, tranne in una famosa invettiva di Gesù Cristo contro i farisei, cioè i buoni borghesi del suo tempo, collaborazionisti del governo romano occupante e di fatto quelli che favorirono l'iter del processo che culminò con la condanna a morte come anarcoinsurrezionalista del Messia: la Tavoletta INRI che campeggia sui crocefissi è il titolo della condanna e significa Gesù nazareno re dei Giudei, cioè uno che voleva rovesciare il governo romano e diventare re del suo popolo, secondo i giudici.

Razza di vipere!” dice il mite Gesù, “Sepolcri imbiancati!” ecc. ecc. Una meravigliosa dimostrazione che il razzismo non ha fondamento né scientifico né religioso, rinviata ad Hitler da uno che è ebreo. Ma non è tutto. Chomsky insegnava a Boston mi pare e a un certo punto il governo Usa per mandare soldati in Vietnam istituì una specie di leva obbligatoria, che come sappiamo non è nelle loro tradizioni. Poiché non ebbe successo stabilì che sarebbero stati mandati in Vietnam gli studenti universitari con brutti voti: Chomsky che già aveva capeggiato il movimento che suggeriva di bruciare le cartoline precetto come rifiuto della guerra e quindi di non andare in Vietnam, dichiarò che suo compito era di stabilire se uno sapeva la linguistica e aveva studiato il programma, non se doveva o no andare a morire laggiù; e da allora dette a tutti bellissimi voti.

Uno così che dice nell'intervista? Interpellato sulla situazione italiana dice, chiaro semplice e con aria modesta, che in Italia non c'è più democrazia da quando un governo è stato nominato e non votato dal popolo, cioè dice: dal governo Monti. Viva l'imperturbabile Chomsky, non potevo continuare le mie priorità.

 

Lidia Menapace


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