Illustratori di tutto il mondo, moltissimi da paesi “nuovi” finora non rappresentati, sono protagonisti della settima edizione de “I Colori del Sacro”, l’ormai popolare mostra di illustrazioni e illustratori che, a cadenza biennale espongono a Padova, al Museo Diocesano, le loro tavole intorno ad un soggetto di volta in volta definito.
Per l’edizione 2014 de “I Colori del Sacro” (aperta fino al 2 giugno 2014) il tema è tra i più affascinanti: Il Viaggio.
Per il bambino, appassionato di mappe e stampe,
l’universo è pari alla sua fame infinita.
Come è grande il mondo alla luce delle lampade,
piccolo invece agli occhi del ricordo!
Charles Baudelaire
La mobilità ha in sé una forza eccezionale per quanto riguarda la capacità di mutare le caratteristiche di una società o di un individuo. Il valore conferito a questa forza, nel corso della storia, assume però aspetti contrastanti. Il duplice significato del verbo errare potrebbe esserne una prova. Forme diverse di viaggio si susseguono nella storia, ed ogni tipo di viaggio rispecchia i problemi, i desideri, le paure degli uomini e dell’epoca in cui essi vivono.
Viaggio inteso nel modo più ampio: in letteratura il Viaggio è l’avventura di Ulisse, è l’esilio di Dante, è la meraviglia di Alice, è il fascino dell’Oriente negli occhi di Marco Polo, è l’epopea di Gilgamesh alla ricerca dell’immortalità, è il mito babilonese di Etana di Kish, è la lettura fantastica di Don Chisciotte, è l’avventura cavalleresca, è il diario dei Bildungsreisen dei poeti e degli scrittori romantici.
Nel Medioevo tutti viaggiavano, in un modo o nell’altro: a cominciare dagli imperatori, dai papi, dai re, ma anche dai cavalieri in cerca di avventura e dagli spiriti religiosi inquieti che si facevano eremiti e pellegrini, nonostante la Chiesa cercasse di legare monaci e monache alle abbazie con il principio della stabilitas loci (ma frati e suore degli ordini mendicanti, dal Duecento in poi, erano a loro volta sempre in movimento). Viaggiavano ovviamente i mercanti; viaggiavano gli studenti, i clerici vagantes; viaggiavano i membri dei ceti subalterni. E con gli uomini viaggiavano le cose, gli oggetti, a cominciare dalle reliquie dei santi di cui si faceva vorticoso commercio; viaggiavano naturalmente le merci; viaggiavano i libri e le idee; viaggiavano le storie e le fiabe, le menzogne e le fantasie. Il viaggio-pelegrinaggio verso determinate mete, riguarda sia le società tribali preesistenti alle principali religioni, che successive società civili stanziali. Nella Grecia classica i luoghi sacri erano molteplici, il pellegrino si muoveva per ricevere responsi dagli oracoli ma anche per ottenere la guarigione del corpo e dell’anima. L’oracolo di Apollo e Delfi, l’altare di Argos nel Peloponneso e quello di Zeus a Dodona erano solo alcuni dei luoghi sacri disseminati per la Grecia. Per gli indiani uno dei luoghi di culto e di purificazione per eccellenza è Benares, per gli ebrei Gerusalemme, mentre per i mussulmani è la Mecca, il cui pellegrinaggio è anche uno dei cinque pilastri delle regole coraniche. I pellegrinaggi cristiani conobbero la loro epoca d’oro nel Medioevo, periodo in cui si avvertiva fortemente il rapporto con il soprannaturale ed il mondo terreno che era considerato il riflesso di quello spirituale. Le strade per Gerusalemme cominciarono ad affollarsi, poveri fedeli ed aristocratici si mettevano in viaggio secondo le proprie possibilità. Con l’inizio delle crociate il viaggio in Terra Santa perse la spiritualità originaria per trasformarsi in saccheggi e guerre. Roma era già meta di pellegrinaggi dal IV secolo a causa della presenza di numerosi martiri cristiani, ben presto la chiesa di Roma prevalse sulle altre e compose un calendario di feste che potesse regolare la presenza dei pellegrini. Santiago era considerata la terza meta del pellegrinaggio cristiano e cominciò ad attirare fedeli dal X secolo anche grazie all’aiuto papale che voleva sottolineare la riconquista della Spagna da parte dei cristiani. Il successo di questa meta è dovuto al culto di San Giacomo Maggiore, primo degli apostoli, che venne inoltre assunto quale simbolo della lotta contro il popolo mussulmano.
A partire dal Cinquecento il viaggio in Europa divenne simbolo di Grand Tour, fenomeno legato all’aristocrazia ed estesosi poi alla borghesia, agli scrittori ed agli artisti. La maggior parte di tali viaggiatori era di origine inglese, perlomeno nel periodo iniziale di questo fenomeno che divenne, con il tempo, usanza europea.
In letteratura l’archetipo del viaggio è naturalmente l’Odissea. Per comprendere il senso profondo della letteratura di viaggio, delle grandi epopee di mare di Stevenson, Melville, Conrad agli esiti successivi, non possiamo eludere il nodo del navigatore di Itaca: su Ulisse si fonda il mito occidentale della letteratura di viaggio, viaggio il cui senso ultimo è il ritorno. Il vero viaggiatore è chi parte per partire, come recita il verso leggendario di Baudelaire: slanciarsi verso l’ignoto, salpare su un mare sconosciuto per approdare a rive inesperite. O come Ismaele che, tornato al mondo della terraferma, potrà narrare agli uomini prudenti e sedentari, quelli che non si avventurano in mare, i misteri delle onde, dell’abisso, il brivido del mito.
Senza l’avventura nelle onde procellose dell’Oceano, Ismaele non avrebbe potuto nulla esprimere e apprendere di tale realtà: non avrebbe potuto diventare scrittore. Infatti in Moby Dick non è solo un marinaio attratto irresistibilmente dalla vita di bordo, ma è simultaneamente uno scrittore.
“I colori del sacro” edizione 2014 non è solo dedicata al viaggio, ma si presenta come un vero e proprio itinerario tra mondi e culture, tra segni e tradizioni. Una mostra che raffigura l’intero universo, un vero viaggio attraverso le tecniche illustrative, la creatività, le culture, nel vissuto dei popoli che nel viaggio trovano la metafora esistenziale, l’interpretazione dell’anelito verso l’assoluto, la ricerca speculativa, in una dimensione emotiva e spirituale di ogni partenza e di ogni ritorno.
Maria Paola Forlani