27 gennaio, la “giornata della memoria”: citazioni e fotografie a commemorare l'orrore consumato negli anni della seconda guerra mondiale. Ricordi certamente sentiti e partecipati, seppure rituali, ripetitivi e a mio avviso un po' retorici. La memoria, se si vuole, è quotidiana e non mi piacciono le celebrazioni. So come tutti delle sofferenze patite dagli ebrei che non si racchiudono semplicemente in questa parola. Sono state privazioni, umiliazioni, cancellazione sistematica della persona, sperimentazioni orribili. Tutto questo diviso con rom, omosessuali, disabili secondo una visione che prevedeva gli ultimi. L'imperfetto è voluto perché vorrei dire di nuovi ebrei secondo il termine “ultimi”. Sono esistiti altri olocausti, e vado a memoria riferendomi agli armeni, uccisi a milioni, ai curdi, all'apartheid, ai dissidenti nei gulag, ai desaparecidos in Argentina e in Cile, prima ancora nella Grecia dei colonnelli. Più recentemente abbiamo visto la strage nel mercato di Sarajevo e i campi di concentramento in Bosnia-Erzegovina, senza dimenticare Guantanamo, le extraordinary renditions e chissà quanto altro sto tralasciando. Ci sono molti modi di essere ebrei, intendendo con questo “ingiustamente discriminati”. Non voglio certo circoscrivere la religione ebraica, una delle tre religioni monoteiste che trova la sua ragione lontano nei millenni, alla sola per quanto durissima, disgraziata sorte subìta nel secolo scorso. Esistono oggi nuovi ebrei e sono i migranti che intraprendono viaggi che sanno pericolosi eppure si consegnano alla sorte che coraggiosamente sfidano, sono i migranti che trovano un nuovo battesimo nell'acqua che li risucchia, sono i migranti trattenuti come carcerati nei centri di accoglienza dove la parola “vivere” suona come ossimoro tra acqua e piscio, sono i migranti che si cuciono la bocca, sono i migranti che arrivano da noi spinti da noi, da politiche e guerre di cui ci sfugge senso e a volte conoscenza, noi terra d'obbligo per confini ma terra da cui vorrebbero partire e non li lasciamo andare. Sono buoni, cattivi, intelligenti o no, onesti, furbi. Nient'altro che lo specchio di ogni società, ma noi che viviamo tanta disonestà, ci arroghiamo il diritto di accoglienza e che accoglienza! Non voglio dimenticare i nuovi poveri, persone che senza più lavoro o possibilità di trovarne altro, sono spinti alla carità se sono fortunati o a infoltire demograficamente la schiera dei senza tetto con cartoni di contorno ad abbellire la nuova casa. L'ultimo pensiero, ma non nei miei pensieri, ai palestinesi. Israele è nato su un tavolo di trattative nel 1948, in una posizione geografica avversa per tenere politicamente conto delle origini. Ma la memoria vale per tutti. So che essendo una famiglia ebrea è consigliabile salire su autobus diversi, so che la vita è difficile, impensabile per noi, ma non è facile nemmeno per una generazione o forse due che dall'altra parte non sa che significhi la parola “pace”. Gesù era palestinese. Shalom
Federica Bonzi
Le commemorazioni, le riabilitazioni.... bel tema da sviluppate già tale. Non si potevano evitare? Caso ebrei? Sapevan tutti ciò che succedeva nell'impero nazista e non fu gettata neppure una bomba su uno snodo ferroviario sui treni che portavano ai lager... si preferì scaricare tonnellate di bombe sulla città di Dresda ma non una, dico una, bomba su un tratto di ferrovia che avrebbe messo in seria difficoltà le autorità preposte allo smistamento dei deportati. Perché? Inoltre non solo zingari (rom e sinti sono zingari, siamo noi a vederli con negatività sempre) ma anche i nostri prigionieri non firmatari della RSI finirono in campi di concentramento, come i prigionieri politici, gli ostili al regime come il grande teologo D. Bonhoeffer (la sua assenza di Dio)... Si sono consumati genocidi con benedizione ecclesiastica (nulla salus extra ecclesiam), vedi maya ma non mi dilungherò in un elenco...
Chi sono i nuovi perseguitati, i nuovi ebrei? Chi si trova in situazioni disperate, palestinesi, siriani, migrantes (qui c'è il pericolo che cadano ad alimentare la mafia – vedi il programma EUROSUR – e chi cade nei ghetti della povertà assoluta... alla sera è ricchissimo eppoi si trova clochard.... tra acqua e piscio... connotazione fortissima e crudele ma vera. Non amo le commemorazioni quando certi reati contro l'umanità si potevano e si possono evitare... Ricordare è un dovere ma per prevenire gli errori e non per retoriche celebrazioni: le lascio ad altri, è il loro mestiere.
Enrico Marco Cipollini