Guillermo Cabrera Infante
Mapa dibujado por una espía
Galaxia gutemberg, Barcellona, pp. 396
Raimond L. Souza, biografo di Guillermo Cabrera Infante, autore del fondamentale testo Two island: many worlds, sostiene che il nostro autore avrebbe scritto Mapa dibujado por una espía nel 1973, al termine di una lunga crisi creativa, per uscire da un periodo di depressione. Grazie a quel testo l’autore di Tre tristi tigri sarebbe riuscito a esorcizzare i fantasmi del passato e a riprendere il suo lavoro letterario. Questa spiegazione non mi convince molto. Le vicende narrate risalgono al 1965, raccontano le fasi della sua rottura pubblica con il regime, dopo il caso Padilla, resa esplicita dall’intervista rilasciata al settimanale argentino Primera Plana. Guillermo lascia il Belgio, molla gli incarichi per conto del governo cubano, vive per un certo periodo a Madrid, quindi si stabilisce definitivamente a Londra. Questa Mappa disegnata da una spia – il nostro autore sarebbe la spia – sembra quasi vomitata, scritta di getto per un irrefrenabile impulso, nel 1968, subito dopo le vicende narrate.
Itaca vuelta a visitar, doveva essere il titolo del libro. E se mai qualcuno avesse l’ardire di pubblicare in italiano questa triste cronaca di un sogno infranto, non ci sarebbe titolo migliore di Ritorno a Itaca. Cabrera Infante, novello Ulisse che fa ritorno in patria, anche se non è come l’eroe greco, la sua Penelope l’attende in Belgio, inoltre vede la sua terra troppo cambiata per convincersi a restare. E decide per la fuga. Mapa è un titolo escogitato dopo, anche se il testo è incompiuto, lo stesso autore non era contento dello stile, a volte troppo diretto, in certi casi troppo denso. In realtà questo inedito riscoperto tra le carte di Cabrera Infante da Miriam Gómez non è un testo letterario, non ha niente a che vedere con la miglior narrativa dello scrittore di Gibara. Mancano il tipico umorismo, l’ingegno verbale, i giochi di parole, in definitiva leggiamo una cronaca dei fatti più che un romanzo. A tratti ci chiediamo persino se l’abbia scritto lui, di solito così geniale e originale, mentre per una volta si rivela comprensibile a tutti. Mapa dibujado por una espía è un libro triste e malinconico perché è la storia di una grande disillusione. Lunes è costretta a chiudere e un gruppo di intellettuali problematici per il regime viene allontanato dall’Avana. Guillermo Cabrera infante è nominato addetto culturale presso l’ambasciata cubana in Belgio e proprio in quel periodo scrive Tre tristi tigri, libro grazie al quale vince il premio Biblioteca Breve. Carlos Franqui – che vive all’Avana – chiama Guillermo: “Tua madre sta morendo”, dice. Lui vola a Cuba, ma non fa in tempo a vedere la madre viva. Assiste al funerale e subito dopo progetta di rientrare in Europa portandosi via le due figlie avute dalla prima moglie. Non è possibile. Il Ministero delle Relazioni Estere vuol parlare con lui e sapere perché ha deciso di ripartire per l’Europa. Comincia un vero e proprio incubo kafkiano che trattiene lo scrittore a Cuba per oltre quattro mesi. Guillermo comprende che il suo paese sta scivolando verso una china pericolosa, si sta distruggendo sotto il peso del totalitarismo. Tomás Eloy Martínez intervista Cabrera Infante nel luglio 1968, lui si confida come un precursore della dissidenza, un testimone della disillusione. «Conosco bene i rischi che sto correndo. Ho appena schiacciato il campanello che metterà in funzione la Straordinaria ed Efficace Macchina per Fabbricare Calunnie. Conosco alcuni che in passato hanno subito i suoi effetti: Trotski, Gide, Koestler, Orwell, Silone, Richard Wright, Milosz…».
Guillermo Cabrera Infante sapeva che Cuba gli sarebbe rimasta nel cuore per tutta la vita, anche se non l’avrebbe più rivista. Per questo ha scritto Mappa disegnata da una spia, anche se in vita non l’ha mai pubblicato. Per comporre la cartografia intima di un congedo.
Gordiano Lupi