Licurgo Cappelletti
La pena di morte in Italia
Odi, inni e sonetti nazionali
A cura di Ivan Tognarini
Comune di Piombino, 2013
Licurgo Cappelletti è una nostra gloria, perché è nato a Piombino il 20 novembre 1842 da Francesco e Umiltà Batrtoletti, anche se – stando a quel che riferisce Ivan Tognarini – non sembra sia tutto oro quel che luccica. Cappelletti fu studente universitario dell’ateneo pisano, laureato in lettere, prolifico scrittore e insegnante di italiano. La sua opera più importante e meglio accolta dalla critica sarebbe proprio la Storia della Città di Piombino dalle origini fino all’anno 1814, che abbiamo utilizzato come base di partenza per la nostra storia popolare. I critici dicono che scriveva troppo e di molti argomenti, senza avere la necessaria competenza o la preparazione per farlo, liquidando le questioni in maniera sommaria e spesso con spirito polemico. Basterebbe questo giudizio sferzante della critica ufficiale per rendermi simpatico il povero Cappelletti, che comunque a Piombino viene ricordato grazie a una piazza centrale che porta il suo nome. Cappelletti ha scritto e pubblicato molto, con i maggiori editori dell’epoca, e ha il merito di aver contribuito alla nascita della cultura storica grazie a una preziosa opera di divulgazione. Tra le cose migliori ha dato alle stampe fortunati manuali scolastici, un librettino sulla pena di morte, alcune poesie giovanili e la tanto amata Storia di Piombino. Vero, come dice Tognarini, che lo stile di Cappelletti è aneddotico e apparentemente brillante, così come in troppe occasioni si lascia prendere la mano dalla retorica. Cappelletti era un patriota moderato che mitizzava il Risorgimento e soprattutto cercava di tenere alto il gonfalone di Casa Savoia. Giuseppe Garibaldi è un altro personaggio esaltato dal nostro autore come un eroe pieno d’ardore e un liberatore della patria. Tutto questo lo scopriamo leggendo i libri delle poesie giovanili. Il nostro storico lottò anche contro la pena di morte e scrisse un piccolo libro che doveva essere un accorato appello a non reintrodurre più l’esecuzione capitale nel nostro ordinamento giuridico.
Laura Pasquinucci afferma che «Licurgo Cappelletti era un piombinese con il pepe sulla lingua». Altro motivo che me lo rende vicino come un fratello spirituale, pure se invecchiando il mio pepe si va esaurendo e ha lasciato il posto alla nostalgia del passato. Ma non divaghiamo. Un piombinese di successo, comunque, perché i suoi libri uscivano in gran numero e venivano adottati dalle scuole, anche se la critica proprio non lo sopportava. Cappelletti si occupò di un sacco di argomenti, era quello che oggi – con un brutto neologismo – potremmo definire un tuttologo. Avrebbe fatto successo in televisione, magari come ospite fisso di Bruno Vespa o di Massimo Giletti. Tra i vari campi del sapere affrontati a livello divulgativo ricordiamo: geografia, letteratura, lirica, drammaturgia, poesia, storia, filosofia…
Non aveva un carattere facile, il nostro Cappelletti, che tutti ricordiamo per quel corposo volume storico dedicato alla nostra città e pubblicato nel 1897, ma anche per molte biografie (Leopardi, Napoleone Bonaparte, Napoleone III, Lucrezia Borgia, Maria Antonietta, Elisa Bonaparte, Federico II, Carlo Alberto…) di minor successo. Si ricorda anche per studi sul Decamerone, la Riforma Protestante, la Rivoluzione Francese, il Risorgimento Italiano. Era così polemico e astioso che veniva trasferito da un capo all’altro del Paese per svolgere la sua attività di insegnante, oltre a restare inviso alle autorità al punto che si vide impedito il diritto di pronunciare un discorso contro la pena di morte all’Università di Pisa. Per tutta risposta lui ci scrisse un libro! Polemista infaticabile, non le mandò mai a dire, ma scrisse sempre la sua opinione, anche quando era controcorrente, su giornali, libri e riviste.
Poche cose sulla sua vita privata. Nel 1870 sposò – a Messina – Nella Margareci che gli dette la prima figlia, Marina. Il secondogenito, Umberto, nacque nel 1878 a Rieti. Come abbiamo detto Cappelletti vagava di sede in sede per insegnare, a causa dei frequenti contrasti con superiori e colleghi. Nel corso della sua vita lo troviamo a Piombino, Livorno, Messina, Napoli, Terni, Foligno, Modena e Firenze. Licurgo Cappelletti con tutta probabilità non era un incapace, ma aveva la lingua troppo lunga, e doveva esprimere opinioni anche quando erano pericolose. Un vero intellettuale, dunque, non un marchettaro come tanti, un convinto assertore della libertà di pensiero, che lottò contro la pena di morte e per i diritti delle donne.
Nel 1906, Licurgo Cappelletti si stabilì con la famiglia a Firenze, dove visse fino alla morte, sopraggiunta per atonia senile, il 14 gennaio 1921. Aveva 78 anni. La moglie lo seguì il 6 febbraio dello stesso anno, colpita da una micidiale polmonite.
Gordiano Lupi