Sound Grammar rompe un silenzio discografico di quasi dieci anni e presenta registrato dal vivo quello che da alcuni anni è diventato il nuovo gruppo stabile di Ornette: Greg Cohen e Tony Falanga ai contrabbassi ed il figlio Denardo alla batteria.
Ho avuto modo di assistere al concerto che il quartetto tenne ad “Umbria Jazz” alcuni anni fa, una serata musicalmente bellissima, e il canovaccio si ripete in questa registrazione del 14 ottobre 2005 a Ludwigshafen, in Germania. Un fittissimo tappeto sonoro orchestrato dai due bassi, pizzicato e furente quello di Cohen, archettato e straniante quello di Falanga, un musicista di provenienza ed estrazione classica, con i tamburi di Denardo ad incalzare e sospingere. Sopra il magma sonoro, aereo e dolente, il suono cristallino e lirico del sax alto di Ornette disegna armoniche melodie di bellezza struggente.
Otto brani, sei inediti e due già conosciuti: “Turnaround” tratto dallo storico album del 1959 “Tomorrow is the question!” e “Song X” dalla collaborazione con Pat Metheny che porta lo stesso nome. Tra i nuovi pezzi, splendido l'iniziale “Jordan” e di livello assoluto lo straziante “Sleep talking”. Ma tutto l'album è una conferma della magnifica capacità del sassofonista di essere sempre nel novero dei grandi musicisti che non smettono di proporre ed elaborare progetti musicali poetici ed emozionanti.
Con acume il critico di Jazzman fa notare che la grandezza dei maestri consiste nel riproporre sempre la stessa idea senza mai ripetersi. Ornette ha abbandonato i furori espressivi degli anni più caldi, ma non ha mai abbandonato la sua poetica stralunata e magica, fatta di melodie dolenti e lancinanti. Un disco tra i più belli in assoluto nella produzione del sassofonista texano, e, a mio parere, fin qui il miglior album di questo 2006.
Qui la track list con la possibilità di ascoltare i primi 30 secondi di ogni brano.
Roberto Dell’Ava
VALUTAZIONE : * * * * *