San Remo, lunedì
Cara Mary, mentre il dolore la colpisce così fieramente, io che sono stato spesso con lei, in momenti meno severi, così parco di parole, vorrei tenermi in disparte e tacere per non sembrare di voler opporre con il mio conforto un ostacolo importante al torrente delle sue lacrime. Ma il mio silenzio e la mia assenza in una circostanza così grave potrebbero essere forse interpretati come segno di poca amicizia e di tepida partecipazione alla sua sciagura, e così, non avendo il coraggio di venirla a visitare, mi decido a scriverle, acciocché, se questo potrà essere di qualche consolazione, mi senta vicino collo spirito e col cuore. Altro non riesco a dirle, se non che voglia essere interprete presso tutta la sua famiglia degli stessi sensi di solidale cordoglio che ho cercato di esprimere a lei. Da ora in poi la vita le apparirà sotto tutt’altra luce e quanto questo giorno sia luttuoso e grave lo conoscerà soltanto più tardi. Questo dico perché non si abbandoni smoderatamente alla disperazione, come se le lacrime che oggi versa dovessero essere le ultime e fossero sfogo sufficiente a un dolore che soltanto gli anni riusciranno ad attenuare, non a distruggere. Conservi dunque anche un po’ del suo pianto pei giorni futuri, nessuno dei quali purtroppo (e ciò è nell’ordine delle cose e non contrasta colla bontà e la bellezza della vita) sarà più per lei così interamente felice come quelli che prima di questa fatale perdita ha conosciuti.
Sia forte, cara piccola Mary e mi creda più che mai il suo affezionatissimo amico
V. Cardarelli
4 – segue