I recenti lavori di sistemazione del cortile interno del palazzo Tertagni Bianchetti, situato a Bologna in Strada Maggiore 42, hanno portato alla fortunata scoperta del tondo raffigurante una Madonna col Bambino che ora viene presentata (fino al 13 luglio 2014) ed esposta al Museo Lercaro, a cura di Andrea Dall’Asta e di Francesca Passerini. L’opera è venuta alla luce nel corso di un sopralluogo nelle cantine dell’edificio ecclesiastico istituito dal Cardinale Giacomo Lercaro e affine alla Fondazione che porta il suo nome – grazie all’attenta ricognizione di Elena Dalle Donne ed Elisa Mattei, restauratrici bolognesi.
Si tratta di un altorilievo raffigurante una Madonna del Latte, iconografia riferibile al periodo precedente la riforma disposta dal Concilio di Trento, che replica e riproduce il tondo di marmo inserito nella lunetta del sepolcro Tartagni, nella basilica di San Domenico a Bologna.
È una legge costante nella storia della Chiesa che l’arte affermi ciò che l’eresia nega. Contro i Nestoriani che negavano la divinità e quindi non ammettevano la divina maternità di Maria, ecco apparire a un secolo del Concilio di Efeso (431 d.C.) l’immagine di Maria Allattante. Gesù al seno della madre sua voleva dire che era vero uomo per chi ne negava l’umanità e sosteneva che fosse una specie di fantasma; Gesù Figlio di Dio, e Dio, e Dio lui stesso, al seno della madre sua era la proclamazione della divina maternità della madre. Maria partorì la vittima dell’umanità e, allattandola, ne iniziò la preparazione al sacrificio.
Nel mondo bizantino esisteva un titolo dato a queste immagini: Panaghia Galactrophousa, e cioè La Santissima allattante. Ne esistono esemplari antichissimi.
A Saqqậrah in Egitto ne sono stati scoperti due: uno in affresco, nella chiesa di S. Geremia, del secolo VI-VII, e uno in pietra. Nell’affresco Maria troneggia fra due arcangeli entro una nicchia. Il trono dall’alta spalliera è gemmato e adorno di cuscino ricamato a palme. La Vergine è di piccola statura e i suoi piedi non arrivano a terra; è vestita modernamente di tunica scura e manto ed è acconciata con grazia semplice e suggestiva; ha grandi occhi, naso regolare, bocca piccola; i capelli sono ornati da tre piccole croci e il capo è cinto da una grande aureola; il bambino Gesù, in tunica senza ornato, si volge al seno materno per mirare chi lo guarda. È una delle Madonne più vive che ci abbia lasciato l’antichità cristiana e fa presentire la rustica potenza espressiva del nostro romanico. L’altro esemplare, quello in pietra, è ora al Museo Copto del Cairo: in centro vi è Maria che allatta il bambino; ai lati, due figure oranti; dietro, una tenda aperta. Al di sopra del suo velo e delle teste degli oranti vi sono tre croci. In Italia uno degli esemplari più antichi, se non forse il più antico, è quello eseguito sopra la copertura di un Evangelario della fine del secolo X, già a Monza e oggi nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Altro esemplare molto antico (secolo XII) è quello in mosaico della basilica romana in Trastevere. Dopo il Duecento, il tema della Madonna Allattante diviene comune sia in Oriente che in Occidente.
Degli artisti italiani va ricordato il Lorenzetti, Marco Oggiono, Masolino da Panicale, Lorenzo di Credi, Vincenzo Foppa, Mariotto Albertinelli, Lorenzo Lotto, ecc.
A Milano, nei Musei di Castello Sforzesco, è conservata una Madonna Allattante di arte lombarda della seconda metà del secolo XV. Una tavola della Madonna Allattante si trova a Bobbio nella basilica di San Colombano: ha il manto cosparso di spighe, simbolo della sua Verginità. Al Louvre v’è La Vergine del Cuscino Verde di Andrea Solario (1460 c. – 1520 c.). Il bambino, graziosissimo, tiene un piedino nella sua mano destra, e mentre succhia il latte, guarda amorosamente la mamma.
Ma la terra ove questo tema ebbe forse maggior diffusione è la Spagna.
Molte le tavole e le sculture lignee che si possono ammirare nei vari secoli e nella belle cattedrali del paese Iberico, come la statua di Madonna Allattante, venerata nella Cattedrale di Siviglia, sono di fattura straordinaria ed originale. Di grande fascino è l’opera di Hans Fries (sec.XVI – Museo Correr, Venezia), che si può definire la glorificazione della Madonna Allattante.
Si può dire che ogni artista ha voluto sottolineare un diverso momento particolare dell’avvenimento. La Pinacoteca Ambrosiana di Milano conserva una Madonna di Padiglione del Botticelli. Il bambino ancora non cammina e si regge in piedi a mala pena sostenuto da un angelo, ma è proteso verso la madre che gli ha mostrato il seno. Il Lorenzetti ci mostra il bambino che, pur tenendosi stretto al seno, si volta a vedere chi c’è. Maestosa, ma maternamente dolce, la Madonna Allattante del Greco.
Michelangelo ha una magnifica Madonna Allattante, con il bambino preso di schiena: un bassorilievo prodigioso. Il tema della Madonna Allattante, che affermava la reale umanità di Gesù e di conseguenza la divina maternità di Maria, non ha mai cessato un istante di allettare le menti degli artisti di ogni tempo.
«Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte» (Lc 11,27), dice a Gesù la voce di una donna che si alza in mezzo alla folla. Dio, infatti, prende forma umana incarnandosi nel grembo di Maria di Nazareth e assumendo i tratti di Gesù.
Il logos invisibile si rende visibile. La figura della Vergine che allatta e nutre il proprio figlio Creatore assume allora un significato nuovo: è simbolo di una sacralità umanizzata e di un’umanità santificata. E come Maria cresce il piccolo Gesù con il proprio latte, stringendolo nel suo abbraccio materno, così la Chiesa nutre il popolo di Dio con il “santo latte” della Parola e del Corpo di Cristo, alimento di salvezza.
Maria Paola Forlani