Il poeta Eugenio Rebecchi, nella collana di saggi appena inaugurata (“Argomenti”) da Blu di Prussia Editrice, ci introduce ad una lettura attenta di Gianni Rescigno con la parola poetica di Sandro Angelucci che così scrive:

Sentire il tempo, immergendovisi con tutto il suo essere, ha sempre attirato e sempre più affascina l’inventiva del nostro scrittore; ed è su questo bagno – spossante ma incoraggiante – nelle acque degli abissi che voglio fondare il saggio che sto scrivendo, con la celata speranza di abbandonarmi, io stesso, alla corrente senza opporre resistenza, senza interferire, dunque, con le sue traiettorie ma tenendo una rotta parallela, che mi dia la possibilità di non perderlo mai di vista, neppure quando le onde lo sommergono e lo fanno riemergere dopo il loro passaggio… Nuota Rescigno, perché sa che non altro ci è dato; si allontana dalla costa non per fuggire ma perché un Sole più grande, e più vero lo attende; si sfinisce nell’inseguire la luce di un sogno che parrebbe tramontare, lo sfiora, lo ha tra le mani e lo vede annegare ma intuisce che è vivo, che domani sarà di nuovo, alto nel cielo ad indicargli la strada.

Non sei silenzio tempo

 

Far finta

che tu non esista

non si può

 

e ti ritrovo ogni giorno

a camminare sul mio volto

ad affondare le tue orme

nella mia terra

 

non si può partire oggi

arrivare al domani sperando

che il tuo passo si fermi

e non forzi i battiti del cuore.

 

No, non sei silenzio tempo,

non si può non udire la tua voce.

Forse sei la mia voce?

Fiume che scorre? Ondeggiare di fronde?

Schiere di nuvole nel vento?

 

Sei tutto? Anche pensiero?

Soprattutto pensiero?

Stretta di mano che s’allenta?

O dolori d’occhi su lontanissimi orizzonti?

Sei padre forse e noi tuoi figli dispersi?

 

Gianni Rescigno

[...] il pregio maggiore della poetica che sto trattando è quello di restituirci l’immensità di un tempo che ci appartiene oltre il declino della carne restando saldamente ancorata alla realtà. Parlare di realismo letterario è quindi possibile e legittimo a patto, però, che si tenga sempre presente l’incoercibile indipendenza di questa scrittura, a patto che il sogno non venga relegato in un limbo inesistente e puramente mentale ma si confonda, si intrecci inestricabilmente con i rovi dell’esistenza.

Il purgatorio è qualcosa di molto più concreto di quello che siamo portati a pensare; tutte le anime lo sperimentano nel loro fugace transito terreno, nell’affrettarsi a coprire la distanza che le separa dal braccio di mare, sulle acque del quale non si può camminare ma nuotare usando pinne che assomigliano ad ali; uno stretto il cui principio è rappresentato dalla morte del corpo e la fine dalla nascita di un nuovo misteriosissimo inizio. [...]

Sandro Angelucci

Sandro Angelucci, di Rescigno il racconto infinito

Prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti

Blu di Prussia, 2013, pp. 96, € 12,00