Incontrare Daniele Mutino, solo o con i suoi compagni d’arte e di viaggio, ti porta inevitabilmente a cambiare passo e direzione. S’invecchia di botto e felicemente si torna bambini nella rinascita che sempre accompagna la conclusione di un ciclo. Un ciclo perenne, che include ogni tempo e ti fa vivere al momento il tormento e la gioia che sempre imperversano nell’animo umano. Daniele Mutino, musicista di formazione classica – diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro nel 1988 – e cantastorie per scelta, si è dato un compito arduo: “Raccontare e cantare la drammaticità della nostra storia attraverso il sogno della musica ed il sorriso…”. Compagna sua inseparabile la fisarmonica, da quando l’abbracciò per la prima volta quasi per caso, e la sentì viva e potente sopra il cuore e sotto le dita, e con essa fece corpo unico, unica voce. Compositore di rara maestria, capace di fondere cultura popolare e classica per farne nascere il proprio singolare linguaggio musicale, cura i suoi progetti con gusto e rigore senza mai smettere di perfezionarli, mentre altre idee spingono per farsi strada ed essere portate in strada, tra la gente che non manca mai di raccogliersi attorno al cantastorie romano, che nello scambio emotivo assorbe e rimanda energia. Una trasfusione di positività che rigenera il sangue.
“Carovane – musiche in cammino” sta viaggiando con I cosacchi sperduti (Matteo Agostini, Daniele Ercoli, Rosario Liberti, Umberto Vitiello e lo stesso Daniele Mutino), mentre la Piccola Banda della Storia Cantata si prepara a presentare lo spettacolo “San Giorgio e il Drago”. Intanto viene eseguito lo spettacolo “Vita di Santa Barbara”, parte del Concerto Narrativo per cantastorie con fisarmonica, piccola banda e cartelloni, grandioso progetto in fase avanzata di preparazione Santa Barbara dei fulmini e delle esplosioni – musiche e testi di Daniele Mutino, quadri e illustrazioni di Assunta Petrocchi – per la Piccola Banda Cosacca della Storia Cantata.
Il lungo cammino di Daniele Mutino non è che all’inizio. Il suo intento è quello di abbracciare nel suo cerchio “il pubblico della strada” e di “portare le famiglie in teatro”. Si legge in una sua nota:«Santa Barbara dei fulmini e delle esplosioni e la trilogia ad esso legata, è il mio contributo iniziale per la costruzione di un teatro popolare che si muova nei quartieri e nei paesi, ovunque sia possibile fare spettacolo: dalle piazze ai teatri parrocchiali, dalle scuole alle chiese, fino agli auditorium e ai grandi teatri».
Un proposito di tutto rispetto il cui valore non dovrebbe sfuggire a chi si occupa della delibera per la valorizzazione dell’arte di strada a Roma, da anni in fase di studio fra alterne e infuocate vicende e mai giunta a conclusioni per tutti appaganti.
Maria Lanciotti