A diciotto mesi del sisma che ha devastato i territori della “terra del Guercino”, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e la Cassa di Risparmio di Cento hanno deciso di celebrare il ritorno alla normalità con l’evento di una pregiatissima mostra che resterà aperta fino al 12 gennaio 2014.
Nel Salone di Rappresentanza della Cassa di Risparmio è stata allestita una selezione significativa di ventisei opere dal XV al XX secolo che fanno parte delle collezioni d’arte delle istituzioni e che costituiscono la punta artistica riconosciuta di uno straordinario patrimonio storico e culturale del territorio, a cura di Salvatore Amelio.
La scelta di trattenere a Cento le collezioni d’arte si è mostrata vincente e permette ora di restituire alla comunità e ai visitatori la visione di tele, disegni e incisioni di autori che fanno parte dell’anima di questi luoghi e costituiscono il fondamento prezioso della memoria collettiva. Opere come la Sibilla del Guercino, il San Domenico che legge di Bartolomeo Gennari, la Madonna con Bambino, Santa Caterina e San Carlo di Emilio Savonuzzi, la Testa di Cristo morto del Galletti, la grande Festa di Primavera di Aroldo Bonzagni oppure la Figlia della notte di Quinto Ghermandi, tanto per citarne alcune, opere che tornano a vivere ed essere, temporaneamente, patrimonio di tutti. In questo affascinante percorso ho preferito esaminare alcune opere del Guercino, il grande maestro che Longhi, nella cui prosa riemergevano tutte le memorie storiche, le testimonianze e le letture possibili, aveva fiutato i profumi estensi che ancora esalavano nella letteratura epistolare di Ludovico (Carracci) e che si leggono dietro le sue parole. Temporalesco, maculato, bruscato, il giovane Guercino è infatti «nato sotto la diocesi di Cento». È più che un’evocazione letteraria, il nodo filologico è nitido. Si tratta, perciò che riguarda la giovinezza dell’artista, di andare a cercare di là dal «picciol Reno».
La Sibilla 1620 (Cento Fondazione Cassa di Risparmio di Cento) si inserisce in quel momento in cui l’edonismo disilluso che assedia la mente tragica di Guido Reni si dissolve, mentre Guercino ha della vita, al contrario, una concezione positiva ed accorta, conciliante nei confronti del pensiero classico, una minuziosa descritta teoria degli effetti. Una dottrina, lontana dal precettiano cattolico, di attitudini delineate punto per punto, quali si affacciano luminosamente sul volto delle sue Sibille o dei santi di fede, di Madonne che si fanno eredi d’ogni bellezza quieta e anche popolare, di donne e uomini della poesia, e specialmente di quella tradizione cortese ed estense, che da avventurosa s’è fatta esemplare. Il Guercino è pittore di natura e di colore, abituato a leggere sentimenti nel volto e negli atti dei suoi attori, piuttosto che a subirne il peso morale.
Seguono i disegni di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) Nudo virile di spalle col viso rivolto a destra, 1616 circa - Carboncino su carta (Cento, Cassa di Risparmio di Cento); Il Beato Bernardo Tolomei riceve da un angelo le regole dell’ordine alla presenza della Madonna col Bambino sulle nubi, 1661 - Carboncino su carta (Cento, Fondazione Cassa di Risparmio di Cento).
L’attività di disegnatore del Guercino fu costante e instancabile per tutta la sua carriera, e sarebbe esatto sostenere che fornisce un completamento alla sua opera pittorica. È tuttavia necessario mettere in rilievo che, nonostante il fatto che i disegni del Guercino siano per noi opere d’arte di pieno diritto, furono abbastanza raramente create come tali, differenziandosi perciò dalla sua opera dipinta che doveva inevitabilmente valere come manifestazione delle sue capacità di artista, premeditata, pubblica, e per così dire “ufficiale”. Non abbiamo conferma che il Guercino avesse l’abitudine di vendere i suoi disegni una volta raggiunta la piena fama come pittore, e sembrerebbe che avessero per lui un carattere del tutto privato.
Per quanto affascinanti ci appaiono oggi i suoi molti disegni preparatori alle composizioni dipinte nel seguire i suoi processi creativi è probabile che Guercino li considerasse come mezzi piuttosto che come fini, come annotazioni delle sue idee, prodotti secondari della sua attività principale e quindi in gran parte di interesse professionale.
Maria Paola Forlani