Lo fotograferò per te, con i miei occhi,
[tutto questo
Il blu quasi Chagall tra cielo e lago la notte
e il rosso quasi Klimt tra acqua e aria il giorno
Con la terra in mezzo che ancora non sa
[a chi maritarsi
Questo sono le montagne
che nel profilo frastagliato stanno nascondendo
i visi dei saggi, che vedo in meditazione o in riposo
e che tu potresti interrogare sul perché
Sono le piante nude e quelle ancora coperte, senza pudori entrambe
magnifiche e decise nei loro corpi slavati dall’inizio dell’inverno
come la silhouette pulita di una modella, bella a fine sfilata
Sono i laghi che si piacciono nel loro lucidato specchio
e che narcisi si abbracciano tra loro
a formare un cerchio che accompagna come un salvagente gli anatroccoli
che nuotano disinvolti nel freddo umano
Sono l’architettura d’insieme di un disegno di bambino
che sceglie il bianco per coprire
o per permettere a noi di riscriverci i destini,
ancora una volta
Sono il cielo quasi sgombro dal volo degli uccelli e
dai fumetti delle nuvole,
quasi assolto in un silenzio divino
Sono il tramonto precoce di un sole infuocato
anche in un pomeriggio di dicembre
con le cime delle vette che arrossiscono al suo bacio
quasi sciogliendosi, nonostante le temperature
Sono le traiettorie degli aerei che sfiorano gli orizzonti
come stelle comete di cui puoi seguire il percorso
insieme a quello dei tuoi pensieri,
portandoli in alto
Sono le notti tempestate di stelle
e sorelle si ricamano in costellazioni
che ti confesso non conosco, ma vorrei
e che contemplo come in cieli passati con me allora innamorata
Sono i seni delle valli che conservano i semi
per le prossime stagioni del ciclo di vita
e che adesso non profumano se non di morte necessaria
E in mezzo io, che mi cerco fatta di tutto questo.
Barbarah Guglielmana
(Valchiavenna, 11/12/2013)