La partita degli ex: Jeff Brooks, Andrea Michelori e Coach Molin nelle file casertane; Stefano Gentile e Coach Sacripanti nei ranghi canturini. E Brooks comincia alla grande con 10 punti nel primo periodo. È ispiratissima l'ala della Reggia e tiene a galla lui i suoi, almeno nell'incipit.
Cantù e Caserta giocano a viso aperto, anche se i padroni di casa provano a prendere il largo: sempre con il naso avanti, eccetto lo 0-2 iniziale, sino al 34-23 targato Marcel Jones. Il losangelino, appena entrato nel secondo periodo, ne mette 6 di fila. Ma è qui che i campani suonano la carica... piazzano sovente una “noiosa” zona 2-3 e, rosicchiando punto su punto, giungono a impattare con Carleton Scott e, sempre con lui, sorpassano (37-39).
Cantù sembra essersi un po' smarrita nella nebbia che impera fuori, ai piedi delle colline. Jenkins con una gran schiacciata a una mano dopo un 1 contro 1 vincente riporta i brianzoli a +1, ma il momento è favorevole a Mordente e soci. Ancora Brooks sugli scudi: altri 4 punti e Caserta raggiunge gli spogliatoi con un confortante + 4 (45-49).
Non dev'essere tanto contento Pino di quel che ha visto nel secondo tempino e qualcosa ai suoi avrà sussurrato nelle orecchie... Sta di fatto che Cantù alla ripresa del gioco alza il livello e il ritmo della difesa e Ragland ha una fiammata da 8 punti consecutivi (con due triple). Leunen sigilla il +12, ma non è ancora la pietra tombale. Insiste con la zona Caserta e, anche se con Gentile, il ragazzo di Maddaloni, Cantù conquista il massimo vantaggio del match, + 14 (78-64), la squadra di Molin da umile e capace formichina recupera pian piano. Il parziale, rovinoso per i locali, è di 1-14. Il tabellone elettronico dice ora 79-78. Giochi del tutto riaperti. È in questo frangente che Marco Mordente da gran veterano fa un glaciale 6-6 dalla lunetta. Mancano meno di 3” ai supplementari che Caserta pensa di avere ampiamente meritato. Time-out. Lo schema che gioca Cantù è perfetto: i blocchi sono piazzati nel luogo giusto e per la persona giusta. L'azione è un flash, con la palla che perviene alle manone di Cusin che praticamente allo scadere, solo soletto, appoggia al tabellone il pallone della vittoria. I pochi centesimi di secondi per la sirena finale a nulla servono. 84-82 è il verdetto finale per una piacevole e godibile partita.
Cantù si colloca in classifica, con 12 punti e in condivisione con Bologna e Roma, alle spalle del terzetto di testa Brindisi-Sassari-Siena. Segue Milano a 10. Classifica corta, chiusa dal fanalino di coda Pesaro. Da segnalare nella giornata la mostruosa prestazione – a dire il vero, dovremmo ormai esserci abituati – di Daniel Hackett: 26 punti, 7 falli subiti, 8/11 da 2, 8 rimbalzi, 2 recuperi e 4 assist per uno stratosferico 36 di valutazione. Davvero il talento di Forlimpopoli appare talora fuori categoria. Daniel è pronto e maturo per la NBA che a suo tempo, con una certa miopia di vedute, lo scartò o, meglio, non lo scelse. Il figlio di Rudy ci arriverà con tutti gli onori.
Fanno piacere anche i 20 punti di Nicolò Melli contro la Montegranaro del neo Ambrogino d'oro Carlo Recalcati, distribuiti in 26' (4/8 da 2 e 4/4 da 3). Per lui anche 7 rimbalzi. Una crescita esponenziale quella del reggiano (e un'ottima notizia per il Club Italia).
Chiudiamo con Matt Walsh. Un all-around, come non se ne vedevano dagli anni Settanta. Tosto e versatile, utile in ogni fase di gioco. Già un idolo, e non solo per i virtussini bononiensi. Un giramondo il trentunenne di Holland (USA), visto che ha accumulato esperienze in Grecia, Spagna, Belgio, Slovenia, Francia, Ucraina e Germania, vincendo un po' dappertutto, che fossero titoli di squadra o individuali. La sua fascia bianca è già un mito, il suo gioco molto beatlesiano, un po' fra Magical Mystery Tour e Yellow Submarine. Con concretezza, s'intende. Walsh con l'australiano Brock Motum costituisce proprio una bella coppia. Ah un campionato che ricorda molto i ruggenti Settanta della pallacanestro...
Alberto Figliolia