Monet è soltanto un occhio, ma quale occhio, parola di Cézanne.
Vale la pena di affrettarsi ad andare a Pavia per gli ultimi giorni della mostra “Monet au coeur de la vie”. Esposizione non certo gigantesca, ma nel suo “piccolo” preziosissima. Sono solo una ventina le opere del Grande Claude, ma sufficienti a esplorarne il genio totale: bastino Le printemps-La primavera (1875, olio su tela) dalla Johannesburg Art Gallery, una delle tante e diverse versioni de La cathédrale de Rouen-La cattedrale di Rouen (1892, olio su tela) dal National Museum di Belgrado, o il Waterloo Bridge (1900, olio su tela) dal Santa Barbara Museum Art.
È un percorso estremamente lineare e ben disegnato quello della mostra che ci conduce alla nascita e allo sviluppo di quell'arte rivoluzionaria (anche se non tutti sanno che gli esordi di Monet furono da caricaturista). Dalla lezione del maestro Eugène Boudin (1824-1898), di cui sono presenti tre tele, agli esiti artistici della figliastra, e sua allieva, Blanche Hoschedé (1865-1947), e in mezzo i capolavori di Monet: dai Pattinatori a Giverny al Villaggio di Sandviken, dal Ponte a Zaandam alla Gare d'Argenteuil, dalla Marina di Pourville all'Effetto di neve a Limetz. La ricerca di Monet avveniva sovente “nella solitudine e secondo le mie sole impressioni”. Quelle “impressioni” che diedero vita a Impression, soleil levant-Impressione, sole nascente, dipinto che diede il via all'Impressionismo, anche se, come noto, il termine fu usato inizialmente in maniera dispregiativa (in mostra è anche un numero della rivista Le Charivari, anno 1874, in cui Louis Leroy sostanzialmente derideva il sorgendo movimento). «Ho avuto sempre orrore delle teorie. […] Ho solo il merito di aver dipinto direttamente, davanti alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fugaci, e sono spiacente di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva niente di impressionista», disse Monet. Invero lui e gli altri della pattuglia fecero la storia segnando una sorta di spartiacque fra il prima e il dopo, e a Claude si può felicemente imputare una delle paternità dell'astrattismo. «Non è sorprendente che abbia ispirato i pittori che hanno rinunciato alla figurazione. Comunque stiano le cose, che ci si trovi davanti alla facciata della Cattedrale di Rouen o davanti alle Ninfee a Giverny, la sua visione porta l'artista lontano dai limiti figurativi della pittura, ma mai tuttavia è possibile parlare a questo proposito di astrattismo. Le sue ultime opere sono solo un meraviglioso specchio dentro il quale è possibile leggere il futuro», sostiene invece Philippe Cros nel saggio che correda il catalogo della mostra.
La luce di Monet era poesia, cangiante e mutevole, e la stessa pietra, sottoposta ai variabili effetti della luminosità, pareva divenire materia organica. “Istantaneità ed eterno” convivevano nei suoi impeccabili lavori, figli e frutto, oltre che dell'idea generatrice, anche della fatica e del perfezionismo. Per la serie della Gare de Saint-Lazare egli chiese persino di ritardare la partenza di un convoglio al fine di poter riprodurre l'architettura con gli effetti di luce più adeguati. Il vapore e l'arcobaleno della luce, la sofficità, senza escluderne la drammaticità, del mondo.
Sono visibili alle pareti anche diverse stampe giapponesi, fra i cui autori compaiono Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige. Monet era un amante dell'arte nipponica e un forte collezionista di essa. Anche nella Cappella Sistina dell'Impressionismo, ossia nel giardino della dimora di Giverny, il pittore fece costruire un ponte giapponese.
Guardiamo il Waterloo Bridge e sorprendiamoci delle infinite possibilità che la luce riserva disponendosi fra aria, corpi e acqua, poi immergiamoci ne La primavera, nella sua serena esplosione di colori ed erbe e fiori, il cielo, colmandoci, a navigare fra testa e cuore. L'immensità del mondo sta anche negli angoli più remoti: a noi coglierla.
Alberto Figliolia
Monet au coeur de la vie. Sino al 15 dicembre 2013. Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35, Pavia. Orari: dal lunedì al venerdì 9-19; sabato, domenica e festivi 9-20. Dal lunedì al venerdì ore 18: visite guidate gratuite.
Info: tel. 0382 309879 – 02 45496874; info@scuderiepavia.com; www.scuderiepavia.com