Una lacrima, Nelson,
per te che non potevi più piangere
per la polvere bianca negli occhi
quando la luce abbacinante spaccava
le pietre, le idee, i desideri,
la speranza di un mondo nuovo
dove i colori non fossero separazione,
ma armonia, pace, patto
fra gli uomini di buona volontà.
Con i tuoi pugni, Nelson, colpivi
l’ingiustizia anche se i tuoi carcerieri
pensavano che stessi picchiando
l’aria bastarda della prigionia,
là, a Robben Island, con il numero 466/64,
vent’anni di sbarre e calce e silenzio.
Ma il mare rifletteva il cielo
e il cielo era navigato dalle nubi,
vele d’acqua e aria,
che portavano alla libertà,
all’utopia oltre l’orizzonte,
quella di un mondo di uguali,
tessere del mosaico cosmico.
Una lacrima, Nelson,
per te che non potevi più piangere,
e un pugno di polvere d’oro
negli occhi del sogno, nel cuore,
dal sole che tutti ci bagna,
fratelli senza saperlo.
Una lacrima, Nelson…
Alberto Figliolia