Sono preoccupato per i lavori di sistemazione idraulica del torrente Tàrten della Val Cürta, che si dice siano imminenti, anche in considerazione dei lavori che già sono stato fatti sull'altro ramo del torrente, nella Val Lunga; da mettersi le mani nei capelli!
La messa in sicurezza d'un torrente è cosa buona, ma solo quando l'opera dell'uomo ne rispetti il naturale corso, che è poi solo ciò che lo fa piacevole e godibile. Un corso d'acqua imbrigliato e canalizzato perde con la propria memoria anche la propria identità; diviene, come oggi si dice, un non-luogo; che nel caso del torrente Tàrten sarebbe meramente sacrificato alla voracità di Mammona, perché la sua messa in sicurezza è assai velleitaria e illusoria, constatata l'incuria in cui versano i soprastanti boschi e i numerosi canali che vi scendono dai monti. In tali condizioni una frana potrebbe sempre ostruire il torrente e deviarne il corso, rendendo inutili e uno sperpero di denaro pubblico i preventivati lavori.
Il Tàrten della Val Cürta graziaddio scorre per gran parte, dai Barbèra alla Biürca, a salti su roccia, per cui a buon senso – ma si ascolta ancora il buon senso!? – i lavori di sistemazione lo dovrebbero riguardare solo per due o tre brevi tratti, dove gli antenati costruirono i ripàri. Eppoi chi frequenta il torrente ne sente anche forte il legame affettivo, per cui lavori che lo stravolgano non potrebbero che rattristarlo.
Dunque sì ai ripàri, come consiglia la saggezza popolare: “chi cüra malii, cüra maluu”, ma no a briglie e a muraglioni di cemento che snaturino il corso del Tàrten! Il suo canto libero diverrebbe monotono rumore.
Quanto detto esprime un desiderio non solo mio ma di tanti.
A tale preoccupazione se ne aggiunge un'altra, ancor più cupa per il destino della valle; par proprio che l'ingordigia umana non conosca limiti! C'è un grosso progetto, in Regione Lombardia, di captazione delle acque del torrente Tàrten. Rivolgo qui un appello ai tanti amici e amanti della valle e alle persone sensibili verso la natura, affinché si faccia tutto il possibile per scongiurarne la realizzazione, che potrebbe modificare col clima la flora e la fauna della valle, oltre che la sua naturale bellezza.
Come si potrebbe dire di amare la propria valle, se non se ne rispetta il corso d'acqua che l'ha formata?!
Luciano Angelini
(da 'l Gazetin, ottobre 2006)