Amnis dalla fiera chioma
L’uomo selvaggio è il più saggio. Ciò che siamo è ciò che siamo stati.
Col corno Amnis richiamo,
settembre pien di luce
non vestito mi cuce
stato selvaggio amo.
Tutto il mondo è in festa
specie le cose in cresta;
verde intorno smeraldo
respira l’uomo baldo
dalla chioma fluente
par criniera di leone,
che suscita passione.
_Chi sei tu emergente
dall’antica pietra?_
Suo verbo come cetra:
“Sono Amnis il padre
da Tar discendente
e dalla Terra madre,
a questo poni mente.”
_Perché compari adesso?_
“Qui ove vissi sereno
vorrei restasse ameno
pari al mio spirto stesso.”
_Perché Amnis tuo nome?_
“Tra amenità di fiume
dimoro, il sol mia guida,
luna compagna fida
delle notti d’amore.
La vita della luce
d’ozio m’empie e sudore,
la notte il sogno è duce
che accompagna Afrodite
e cura le ferite.
Poco penso, più vivo l’esistenza
di naturale essenza.
M’affido all’istinto,
uno sciamano m’ha pinto.”
_Non temi tu la morte?_
“Se il tutto non muore
neppure la parte muore,
perciò accolgo la sorte.”
_Tempo dice: è finita!_
“Ma egli è inesistente
è inganno della mente
la vita è infinita:
tutto evolve e ritorna.”
_Mutando sta’ fermo
In un ritorno alterno
tutto alfin resta eterno,
vita il cerchio adorna._
“Tu lo dici, io l’ sento,
all’emozion consento.
Il corpo è la via
Natura è armonia.
Dicono i miei orobi:
s’ha da essere probi
per avere l’essenziale,
la gioia naturale,
che è un fiume e aria sana,
degli astri la luce
e senza un re né un duce;
basta pelle di lana
e quel che dà la madre
Terra e Sole il padre.
Tra gruppi famigliari
senza prodighi né avari
si pratica il baratto
l’eloquente contatto,
piacere è il nostro autore
che distingue l’amore
come dice Leopardi
il sommo tra i bardi:
Felicità è in natura.”
_Tu parli contro il progresso,
superi la ragione
con l’immaginazione,
fai legge il tuo regresso._
“Già, mi rivuoi tu vano
gradino al tuo altare
ma solo puoi donare
il tuo animo malsano.
Mi ignori facilmente
tu che sei senza corpo e tutto mente.”
Se la storia è maestra di vita,
la preistoria ne è la fonte e rinascita
ed è la nostra infanzia
ove il genio vi stanzia.
Adriano Angelini