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Wendy Guerra. Come una cubana passa la frontiera
02 Dicembre 2013
 

Pubblico di seguito la lettera che una cara amica mi ha spedito dopo il suo arrivo negli Stati Uniti.

Spesso ci domandiamo come sia il percorso di quei cubani che chiedono asilo alla frontiera messicana. Cosa provano o cosa pensano, e soprattutto cosa accade loro durante il passaggio. In questo breve scritto troviamo il segno di una ragazza che da due settimane ha lasciato la sua casa per andare alla ricerca di ciò che lei considera “un futuro migliore”.

È una follia lasciare tutto e ricominciare da capo? È rischioso che una donna sola si avventuri in un simile percorso? Le nostre opinioni sono superflue. Oggi ciò che importa è la testimonianza del suo esodo.

Dedico questo Habáname a lei e a tutti coloro che in questo momento affrontano il loro viaggio verso l’ignoto, il loro punto di rottura, la loro nuova vita.

 

Mia cara Wendy,

scusa per il ritardo con cui ti rispondo, ho iniziato molte volte a scriverti da quando sono qui e per una ragione o per l’altra non riuscivo a terminare. Le emozioni sono troppe e faccio fatica a esprimere tutto quello che ho accumulato dentro il petto, le mie esperienze e i sentimenti, è un peccato che tu non viva una cosa del genere, perché qui la scrittrice sei tu e su questo percorso potresti scriverci un libro di modo che tutti lo possano comprendere.

Il viaggio è stato incredibilmente rapido, sono arrivata al Distretto Federale e ho corso per non perdere il volo a Tijuana. Alle 3:30 della costa occidentale mi trovavo alla frontiera, dove ho chiesto asilo. Mi hanno accolto con rispetto e cortesia, mi hanno dato da mangiare e ho perfino dormito lì, distesa, facendo il resoconto di tutto ciò che avevo passato, perché mi domando sempre se faccio bene o se faccio male; il fatto è che ormai mi trovavo lì e non era il momento di esitare, per che cosa?... Alla fine, più o meno alle 2 del mattino, mi sono addormentata, anche se i nervi non mi lasciavano rilassare, la stanchezza ha avuto la meglio. Per fortuna il giorno seguente alle 6 del mattino mi hanno lasciato andare, già con i miei dati presi e l’ordine di uscire a divorare questo nuovo mondo a me sconosciuto. Se tu mi avessi visto, amica mia; me ne sono andata camminando come se per me fosse la cosa più naturale. Ero sola in quell’immensità, all’alba ho attraversato la strada, avevo il corpo intirizzito dal freddo e… ancora di corsa per non perdere l’autobus (la guaga, ahahah), i miei amici sono venuti a prendermi a Los Angeles e puoi immaginarti la felicità che ho provato nel rincontrarli dopo 30 anni. Be’, siamo andati a mangiare italiano e a passeggio per la città, ma visto che loro ne sanno qualcosa e conoscono i meccanismi americani, mi hanno proposto di iniziare i documenti in quel momento (al mio arrivo) e così abbiamo fatto, quello stesso giorno mi hanno dato i buoni pasto, una tessera (di nuovo il libretto di approvvigionamento, ahahah) da 185 $ al mese, una quantità enorme di cibo. Tutto questo arsenale davanti agli occhi un po’ mi sconvolge, mi passa la voglia di mangiare cioccolato e leccornie sapendo che la mia famiglia a Cuba le adora e qui sono così abbondanti e a buon mercato (di brutto!). Poi aspetto che domani mi diano il sostegno economico di 137 $ mensili fino a quando non avrò un lavoro e l’assicurazione medica.

L’unica cosa spiacevole è stato rendermi conto che il mio ex, che io credevo mio amico e che come sai ha aiutato tanto la mia famiglia a Cuba, si è trasformato in uno sciocco che mantiene le distanze, non ha il coraggio delle proprie azioni e mi ha parlato al telefono soltanto due volte. È dura ascoltare la voce di chi è stato tuo marito per 7 anni e sentire un estraneo con un accento gringo. Dice che non può fare niente per me. Insomma, ora che davvero è tutto finito, il suo affetto, l’intimità e il suo appoggio si sono rivelate menzogne (proprio ora che ne ho più bisogno), così è la vita. Qui mi stanno aiutando le persone da cui meno mi aspettavo di ricevere aiuto. Evelio è qui negli Stati Uniti, l’amico a cui va meglio a livello economico, ma non ne vuole sapere niente del passato. Wendyna, bisogna fare attenzione, perché a quanto pare il denaro dà alla testa, se guadagnato con facilità.

Insomma, il resto va tutto bene, aspetto il permesso di lavoro, che tarderà 3 mesi, durante i quali ho intenzione di affinare il mio inglese, è un peccato perché ho già ricevuto alcune proposte per iniziare come maestra in una scuola molto buona… ma qui, mia cara sorellina, le leggi sono più importanti delle necessità o dei sentimenti.

Ti abbraccio forte. Non lasciare sola la mamma e porta un po’ in giro mia sorella. Sono poche le persone che arrivano in questo paese senza famiglia, io sono un’avventuriera, ma per fortuna gli amici che mi ospitano sono disposti a sopportarmi fino a quando non sarò in grado di badare a me stessa.

Quest’ultima parte dell’anno sarà terribile senza di voi.

Un bacio enorme a te e a tuo marito… Quanto mi mancherà quel pianoforte e quelle serate di vino sul tuo terrazzo. Amica mia, questo è il prezzo che paghiamo per i nostri sogni.

Non smettere di scrivere e per favore, non ti scordare mai di me.

La Susy

 

Wendy Guerra

(Habáname, 1° dicembre 2013)

Traduzione di Silvia Bertoli


 
 
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