La stera. Un termine che non si trova sul dizionario della lingua italiana, ma che faceva parte del lessico dialettale quotidiano. Un cucchiaio tagliato a metà, martellato fino a renderlo piatto, e la stera era pronta per l’uso: per ripulire la vanga o la zappa, per togliere la terra rimasta attaccata agli scarponi. Un arnese semplice e indispensabile di cui si sta perdendo la memoria, man mano che sbiadisce il ricordo delle nostre origini contadine. Un arnese che è legato al sudore della fronte, al sacrificio produttivo, all’impegno costante. Un simbolo rappresentativo della fatica umana e della grande sfida di doversi guadagnare ogni giorno il diritto di vivere o almeno di sopravvivere. I tempi sono cambiati, poca terra è rimasta su cui sudare, vanghe e zappe sono quasi del tutto in disuso, ma tale rimane il senso della lotta dell’uomo per la conquista di sempre nuove conoscenze e traguardi.
Sabato 30 novembre, in tarda mattinata, nell’Aula consiliare del comune di Velletri la stera è tornata a risplendere come nuova. In un clima raccolto e di grande sobrietà si è svolta la terza edizione del Premio “La stera” ideato da Gianfranco Arcieri, promotore di tante altre lodevoli iniziative culturali, venuto recentemente a mancare. Conduttore dell’evento Renato Mammucari, presidente del Comitato organizzatore, che con la consueta concisione e gradevole ironia ha saputo ricreare l’ambiente e lo spirito contadino con la sua saggezza e la sua povertà. Efficaci gli interventi di Giulio Montagna, diretto testimone di un mondo e un modo di vivere rimasti ormai solo un ricordo, il primo ad aver ricevuto l’importante riconoscimento nell’edizione 2009. Si è svolta semplicemente e con palese emozione la cerimonia della premiazione, che ha messo in luce personalità di spicco impegnate in àmbito cittadino in diversi campi e rimaste ancorate ai valori fondanti delle nostre origini. Tania Bagaglini, imprenditrice agricola, che dedica il premio a sua madre “che sempre mi ha sostenuta nelle mie scelte”. Evaristo Ciarla, premio alla memoria, già sindaco di Velletri alla fine degli anni Ottanta, che “non pensava alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni”. Guido Di Vito, icona del giornalismo locale, di cui resta memorabile la sua battaglia contro l’abolizione delle Contrade, il quale dedica il Premio a sua moglie Bruna “che tanto mi ha aiutato in questo percorso giornalistico che spero di continuare”. Maurizio Fantozzi, che fra i tanti meriti annovera quello di aver pensato a creare il Museo di Civiltà Contadina. Fabrizio Lemme, plurititolato, appassionato di arte, che ha donato dipinti a diversi Musei tra cui il Louvre. Emanuela Treggiari, “donna eccezionale”, impegnata da sempre nel sociale, nel mondo della scuola e in politica, attualmente Assessore alla Cultura del Comune di Velletri, di cui è nota la grande umiltà e il profondo senso del dovere.
Si chiude con un momento conviviale la pregevole manifestazione, condotta sul filo della gratitudine per chi ci ha preceduto e la stima per quanti ne seguono gli insegnamenti guardando avanti. Il Cavalierato della stera, un riconoscimento tanto meritorio quanto apprezzato da chi ha avuto l’orgoglio e l’onore di esserne investito, con la commozione di riportare in vita gesti cari di persone care, assenti ma non scomparse, e l’immenso patrimonio storico e umano che non sempre la società contemporanea sembra avere la capacità e il desiderio di valorizzare.
Maria Lanciotti