Il primo ministro Enrico Letta avrebbe dunque ottenuto da Barack Obama che gli Stati Uniti siano presenti con uno stand a Expo2015. Alcune settimane fa avevamo scritto che gli Usa stavano valutando se partecipare o meno, e sembra che il capo del Governo abbia fatto il viaggio anche per evitare l'ennesima figuraccia e catastrofe preparata da politici, dirigenti e imprenditori egotisti. Chissà se mentre chiedeva un aiuto “politico”, il presidente Letta era informato che nel corso di un recente incontro a Doha tra le multinazionali dell'agroalimentare (tra cui quelle statunitensi), Expo 2015 sarebbe stata derubricata a evento commercialmente irrilevante. Domanda: dove troverà i soldi Obama (almeno 20 milioni di dollari) per realizzare il padiglione Usa, se gli industriali del settore agroalimentare di quel Paese non vedono un interesse economico? Expo 2015 sarà un fallimento.
A meno che non si cambi subito registro. Perché si deve essere incoscienti (non solo provinciali) per fare una fiera internazionale del cibo inneggiando solo al biologico e a pratiche agricole minimaliste, alle soglie di sfide planetarie proibitive per l'alimentazione e la salute. Idee che danno qualche profitto – peraltro poco rilevante sul Pil – solo in Italia! E tagliando fuori tutto il biotech, all'insegna di un NO ideologico (senza se e senza ma) agli Ogm. Mentre la Fao dice che per sfamare la popolazione che vivrà sul pianeta nel 2050 sarà necessario incrementare le rese agricole del 70%. In un Paese serio si dovrebbero ascoltare le analisi e i suggerimenti di veri esperti di agricoltura, come il presidente dell'Accademia dei Georgofili Franco Scaramuzzi, che ha stigmatizzato la miopia dei nostri politici e governanti su una materia cruciale per il futuro economico e alimentare dell'Italia e del mondo.
È raccapricciante pensare che Expozols sia stata messa, con scelte bipartisan da governi a parole sempre favorevoli al mercato e all'innovazione, nelle mani di cartelli commerciali tradizionalisti e assistenzialisti. I quali da decenni hanno falsificato la realtà dei problemi agricoli e alimentari causando danni epocali al Paese. Bugie che raccontano Slow Food, guidata dal modesto pensatore ma eccellente imprenditore di se stesso Carlo Petrini, e il tycoon di Eataly, Oscar Farinetti, che tutti corteggiano come se il suo business privato coincidesse con gli interessi dell'Italia tutta. Ma chi sta conducendo Expo 2015 verso il baratro è Coldiretti: nemesi dell'agricoltura italiana. Nonostante sia responsabile del declino dell'agricoltura e del fallimento di Federconsorzi, che è costato alle casse dello stato centinaia di milioni di euro, questa organizzazione privata continua a condizionare la politica agricola, manovrando la distribuzione di aiuti economici a discapito di qualunque incentivo alla produttività, alla competitività e alla valorizzazione del diversificato e straordinario potenziale insito nel sistema agricolo italiano date le condizioni geoclimatiche.
Eppure non mancano opportunità per sfruttare Expo 2015 con uno spirito innovativo e funzionale all'obiettivo di “nutrire il pianeta”, che è poi quello fondato su metodi scientifici che l'Italia in passato ha insegnato al mondo grazie a figure come Nazareno Strampelli o a Giantommaso Scarascia Mugnozza. Tantissimi agricoltori, soprattutto del nord, che non ne possono più del totalitarismo di Coldiretti, e chiedono, ai sensi della Costituzione, di esercitare il diritto di coltivare sui terreni di loro proprietà i prodotti economicamente più validi. Quindi anche Ogm. Una bella lezione di civismo è venuta da Silvana Dalla Libera e dall'associazione Futuragra, che forti delle sentenze che in sede europea hanno condannato l'Italia per l'ingiustificato ostracismo ideologico anti Ogm, hanno seminato mais Bt (cioè contenente un gene di Bacillus turingensis) sui loro terreni, ma in modo da consentire la raccolta di dati scientifici utili a capire l'impatto ambientale e i vantaggi.
Gli Agricoltori di Vivaro (Pordernone), investendo denaro privato e prendendosi rischi legali o di incolumità personale e patrimoniali, hanno fatto le veci di istituzioni statali pagate con le nostre tasse, ma che non svolgono i compiti che la Costituzione detta loro. E migliaia di loro colleghi sarebbero pronti a seguirli. I dati confermano la superiorità di un'innovazione, gli Ogm, con un potenziale di benefici illimitato. Anche per l'Italia, dove vivono quattro milioni di indigenti e oltre dieci milioni di poveri, che si sentono dire da Coldiretti che va pagato di più il cibo per permettere agli agricoltori di coltivare in modi sostenibili. Per chi? Forse per i due massimi dirigenti dell'organizzazione, i quali mentre predicano la decrescita del Paese percepiscono uno stipendio di circa 1,5 milioni di euro all'anno cadauno. Ancora. Possibile che nessuno provi un po' di disgusto morale giacché nei consorzi agrari gestiti da Coldiretti (che parla di contaminazione da Ogm) si vendono mangimi importati e derivati da quegli stessi Ogm e che ai nostri agricoltori è vietato coltivare? (Qui è possibile leggere le prove) Mentre il mais italiano deve essere venduto per fare biocarburante, in quanto appestato da parassiti e quindi tossico, gli agricoltori argentini o brasiliani che coltivano mais Ogm si arricchiscono.
Gilberto Corbellini
(da Il Sole 24 Ore, 28 ottobre 2013)