Piove.
Una lenta alba
prende i luoghi
del buio,
secerne ricordi.
Il Naviglio Grande
è una lacrima
verde
che fluisce
verso la Darsena
un tempo brulicante,
oggi in secca.
(D'estate si giocava
ai tuffi)
Palazzi di vetro
ribaltano
nelle strade abbandonate
fantasmi di luce,
parvenze di impiegati
al lavoro.
C'erano
le case a ringhiera
e bambini che giocavano
al folber
su prati smeraldini,
alla lippa
fra i tragitti
delle biciclette;
correva nella polvere
la strada per Corsico
e s'indorava
al tramonto
quando gli operai
sciamavano
dalla fatica.
Mi corre incontro
San Cristoforo e la ruggine
dei binari:
vedo
le tue ombre, Milano;
odo
l'antica lingua
delle tue genti,
coloro che sono andati
via per sempre,
e la domanda è...
Che cosa ci resta di loro?
Piove.
Io vado.
Nelle pozze
di acqua piovana
provvisorie
come il tempo
che beffardo scorre
si specchia
la danza
delle nubi in fuga.
Milano, febbraio 2013
Alberto Figliolia