Wunderkammer: un percorso nel meraviglioso, tra arte antica e contemporanea, tra Piazza della Scala e via Manzoni a Milano. Le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano “Wunderkammer: Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi”. L’esposizione, aperta fino al 2 marzo 2014, racconta i rapporti tra arte, natura e meraviglia attraverso il fenomeno delle Wunderkammer, le “stanze delle meraviglie”.
Quello delle Wunderkammer fu un fenomeno tipico del Cinquecento, che però affonda le sue radici nel Medioevo. Esso poi si sviluppò per tutto il Seicento alimentandosi delle grandiosità barocche e si protrasse fino al Settecento favorito dal tipico amore per le curiosità scientifiche, proprio dell’Illuminismo.
Per un certo verso, la Wunderkammer si può considerare come il primo stadio dello sviluppo del concetto di museo, sebbene non abbia di quest’ultimo le caratteristiche della sistemazione e del metodo, ma per realizzare il quale non di rado si partì dal contenuto di Wunderkammer ereditate da privati e messe poi a disposizione del pubblico. Infatti, tutti gli oggetti che destavano meraviglia nei secoli sopra citati, erano strettamente legati all’idea di possesso da parte dei privati: la quale stimolò la crescita e la diffusione del collezionismo, fenomeno già conosciuto nell’antichità. Scopo del collezionista era quello di riuscire ad impossessarsi, talvolta pagando cifre molto cospicue, di oggetti straordinari provenienti dal mondo della natura o creati dalla mano dell’uomo.
Quelli che la natura stessa forniva erano dati, con termine latino, naturalia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate o segrete e provenienti da ogni parte del mondo. Tutti questi reperti erano mirabilia, ovvero cose che suscitavano la meraviglia.
Essi venivano disposti a caso in una stanza, destinata a raccoglierli, le cui pareti erano rivestite di scansie di legno dove trovavano posti barattoli di vetro contenenti parti del corpo umano immerse in liquido che avrebbe dovuto favorire la conservazione, feti, animali deformi, rocce o pietre rare, zanne di elefante, rami di corallo, piante rare essiccate. Agli scaffali si alternavano armadi e stipiti. Questi ultimi ospitavano un’infinità di cassetti di ogni misura, in cui erano raccolti gli oggetti più piccoli o preziosi, come perle deformi, pietre preziose rare, semi di frutti esotici.
Piccole vetrine contenevano gioielli oppure oggetti preziosi unici nel loro genere, ottenuti con l’uso di perle deformi o rami di corallo di colore o forma assai rara. Al tetto della camera, alle pareti libere delle pareti nonché ai lati degli scaffali, venivano appesi animali essiccati, come ad esempio, piccoli coccodrilli, lucertole, oppure ossa e denti di pesci, uccelli e mammiferi, o ancora conchiglie. Straordinariamente desiderabili apparivano i naturalia e gli artificialia provenienti da paesi lontani, al di là dai mari.
Ma non erano solo questi gli oggetti di far bella mostra di sé in una Wunderkammer: ve ne erano altri, come libri e stampe rare, raccolte di foglie essiccate, quadri, cammei, filigrane, collane di perle e coralli, vasi, reperti archeologici, monete antiche, tutti articoli che incrementavano un commercio che era rivolto a soddisfare le esigenze del collezionismo e che non di rado traeva sostentamento dalle falsificazioni.
La mostra a cura di Lavinia Galli e Martina Mazzotta, attraversa diverse situazioni e momenti della storia dell’arte, del collezionismo, della scienza e della filosofia, con un approccio multi-disciplinare, partendo dal Cinquecento per arrivare fino ai giorni nostri. Inizialmente, furono principalmente scienziati e regnanti italiani, poi principi austriaci, tedeschi e boemi (l’area germanica e quella italiana sono i due poli in cui si realizzò il fenomeno delle Wunderkammer) a costruire delle raccolte in cui le scienze, la natura e le creazioni scientifiche e artistiche trovavano, per un secolo, un equilibrio di reciproca compenetrazione. Un fenomeno questo, che si è ripresentato periodicamente nella storia del collezionismo come della creatività artistica, nell’arte del XX e del XXI secolo, e nello specifico di certe avanguardie, che si sono riappropriate di quel sincretico “sistema della meraviglia” che l’avvento dell’Illuminismo aveva rimosso.
Al Museo “Poldi Pezzoli”, tempio del collezionismo privato e custode di oggetti da Wunderkammer esso stesso, sono riunite per la prima volta insieme raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi e Ferdinando Cospi e del milanese Manfredo Settala, evidenziandone anche i rapporti con le collezioni dei Medici.
In queste “stanze delle meraviglie”, gli elementi del mondo minerale, vegetale e animale venivano spesso combinati tra loro o integrati in raffinati capolavori di oreficeria e arti decorative in generale – gli artificialia – o addirittura accostati a oggetti stupefacenti e curiosità esotiche provenienti dal Nuovo Mondo.
La mostra dà anche la possibilità di mettere in luce gli oggetti da Wunderkammer posseduti dal Museo “Poldi Pezzoli”: Gian Giacomo Pezzoli, fondatore della casa museo, fu infatti un collezionista poliedrico. Nella sua attenzione per le arti decorative acquisì diversi pezzi di artificialia da Wunderkammer (stipiti, orologi, bronzi e oreficerie). Non solo ma nello Studiolo Dantesco allestì una vera camera da principe rinascimentale, assemblando più di mille oggetti.
Infine, alle opere e ai manufatti cinque-seicenteschi sono stati accostati opere del Novecento e contemporanee: tra gli artisti presenti in queste sezioni: Joseph Cornell, Érik Desmaziéres, Vedova Mazzei, Claudio Parmiggiani con Albel Herrero, alcuni dei quali hanno realizzato opere ad hoc per la mostra.
Se al “Poldi Pezzoli” i pezzi contemporanei impongono un dialogo serrato con la storia, alle Gallerie d’Italia – Piazza della Scala, la presenza di opere d’arte contemporanea si rivela preponderante. La meraviglia (e la melanconia) che sempre suscitano queste collezioni sono prontamente e potentemente rievocate dalle opere di Hirst, Manzoni, Kounellis e Pino Pascali. E infine ci sono stipi, scatole, valigie e armadi. Sono tutti “contenitori” che da Duchamp sino a oggi, continuano a stimolare la fantasia degli artisti e risplendere in una Wunderkammer tutt’altro che esaurita.
Maria Paola Forlani