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Bello è ciò che piace? “Brutto” di Marius von Mayenburg ai Filodrammatici di Milano 
di Gabriella Rovagnati
17 Novembre 2013
 

Le scene si susseguono rapide come una serie di flash nel testo di Marius Mayenburg Brutto (Der Häßliche, 2007), in cartellone al Teatro dei Filodrammatici di Milano fino al 1° dicembre, dove in un gioco di doppi e di specchi (immaginari, perché gli arredi sul palco sono ridotti al minimo) quattro attori interpretano otto diversi ruoli senza ricorrere a cambi di scena o di costumi, ma affidandosi solo alla propria capacità di trasformarsi, in un dramma divertente e amaro dove protagonista in tutti i sensi è la metamorfosi: quella del proprio aspetto, attraverso un intervento di chirurgia plastica; quella dei rapporti interpersonali, che una società basata sul carrierismo costringe a trasformare in una costante lotta di sopraffazione; e da ultimo quella con il proprio sé, dove ognuno tende, sull’onda di successi precari, a sopravvalutarsi e a coltivare un narcisismo sterile e pericoloso.

“Brutto” l’ingegner Lette lo diventa quando sono gli altri (riassunti nel dirigente dell’azienda per cui lavora, in un collega e nella sua stessa moglie) a fargli notare che, con la faccia che si ritrova, non potrà certo essere lui a proporre sul mercato la sua invenzione, uno spinotto ipertecnologico che avrà sicuramente uno smercio straordinario. Naturalmente il suo collega Klarmann è subito disposto a sostituirlo, appropriandosi di fatto di un’invenzione altrui. A questo punto Lette si sottopone alle arti di un chirurgo plastico che gli cambia letteralmente i connotati e lo trasforma in un piacione, preda ambita da uno stuolo di donne, la cui sintesi paradigmatica è un’attempata, facoltosa e un po’ ninfomane industriale, che fa di lui il proprio amante.

Il duplice successo in campo erotico ed economico, dà alla testa a Lette, impreparato a essere ricco e bello. Le cose si complicano però quando il chirurgo, data la popolarità raggiunta dal suo ex paziente, decide di attribuire la stessa faccia a tutti coloro che desiderano assomigliare a Lette, diventato per molti un modello. Fra questi ci sono non solo il suo collega Klarmann, che ora se la fa con la moglie di Lette, ma anche il figlio gay della ricca amante dell’ingegnere, a sua volta innamorato del compagno (di letto) della madre. Bellezza e ricchezza costano alla fine a Lette il licenziamento e lo sfascio di un rapporto coniugale prima stabile. Ma in questo gioco perverso di cambi e di scambi, ognuno dei personaggi finisce per avere un rapporto deviato con il proprio sé.

Anche se in molti punti dello spettacolo si ride (per via del linguaggio allusivo e ripetitivo del testo, ma soprattutto grazie alla bravura degli attori) e anche se, come ha dichiarato Mayenburg (nato nel 1972 a Monaco e oggi considerato uno dei talenti del teatro contemporaneo di lingua tedesca), il testo non vuol avere nessun intento didattico, lo spettacolo induce a riflettere sulla necessità di sottrarsi alle proposte comportamentali di una società capace di influenzare gli individui con le sue subdole promesse e i suoi surrettizi processi di clonazione fino ad indurli all’aberrazione e al rifiuto della propria individualità.

 

 

Qui per saperne di più 

 

Martedì 26 novembre il Teatro Filodrammatici vi propone una serata speciale per approfondire le tematiche trattate nello spettacolo BRUTTO.


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