Ci sono persone che hanno una speciale capacità di regalarti libri particolarmente interessanti.
È il caso del mio amico Enrico Cameron che, dopo avermi regalato la bibliografia di E. Bourgeoise, dopo il libro sul cibo e la poesia, mi ha regalato un libretto piccolissimo ma che attira subito l’attenzione. Si tratta di Stronzate. Un saggio filosofico, di Harry Frankfurt (foto).
«La parola stronzata è un termine colorito di uso comune che sta ad indicare un oggetto o una cosa di poco conto o un’affermazione ridicola pronunciata da qualcuno (una sciocchezza) o anche un’azione stupida e insensata compiuta da una persona. Il termine in sé deriva da “stronzo” (“cilindro solido di sterco” ma anche, per estensione, epiteto dispregiativo), e da qui il valore primario di “cosa di poco conto”. Negli ultimi anni sta generalizzandosi l’uso di questo termine, indotto da mediocri traduzioni di film anglofoni, come corrispettivo dell’inglese bullshit (letteralmente “merda di toro”), impiegato per definire in modo colorito “bugie, menzogne”, come nella frase “non dire stronzate”. Il termine colloquiale italiano più prossimo all’espressione inglese sarebbe in realtà balle; infatti il resto di questa voce suonerebbe più familiare ad un italiano sostituendo balle a stronzate.
La stronzata in filosofia: Nel suo saggio del 1896 Stronzate. Un saggio filosofico (on bullshit) il filosofo Harry Frankfurt dell’università di Priceton caratterizza le stronzate come una forma di falsità diversa dalla semplice bugia. Il bugiardo, afferma Frankfurt, conosce e si interessa alla verità ma deliberatamente dirotta le sua affermazioni verso direzioni che sono opposte alla stessa. Lo “spara stronzate” non si interessa alla presenza o meno della verità: vuole solo impressionare il suo pubblico» (da Wikipedia).
Ho divorato il libro!
In realtà questa è un’altra stronzata! Come si fa a divorare un libro? È solo una frase ad effetto per dire che il libro mi è talmente piaciuto che l’ho letto velocemente e con voracità.
Capite già da questo punto quanto risulta interessante una dettagliata analisi del concetto di stronzata nonché l’analisi del fenomeno delle stronzate ed il loro impatto sulla società.
“Ho divorato il libro” è una stronzata innocua. È una stronzata in quanto non corrisponde alla realtà ed è buttata lì per produrre un certo effetto, ma non produce danni o storture troppo grosse rispetto alla realtà. Il problema più grosso sono i discorsi senza senso e, ancora più dannosi, i discorsi dove si travisa completamente il vero pur di impressionare l’interlocutore. Purtroppo, quello che accade di frequente, è che “buca il video” (altra stronzata) e impressiona di più la persona che si esprime a slogan o con battute umoristiche piuttosto che un relatore studioso e coscienzioso. Quelli che si esprimono per slogan e battute cercano di portare avanti punti di vista originali/inusuali ai quali anche loro stessi non credono realmente.
Un altro filosofo della stronzata, Ludwing Wittgenstein, sostiene che «la prevalenza della stronzata nella società moderna sia causata dall’ondata di anti-realismo e dall’aumento della frequenza di situazioni in cui le persone sono costrette a parlare ed avere opinioni in relazione ad argomenti di cui nulla sanno». Lo trovo molto vero.
Un capitolo a parte meriterebbero le stronzate nei media. Una stronzata lanciata nell’etere (altra stronzata) o sui giornali o in rete finisce per essere percepita come vera.
A questo punto vien da dire che la realtà non è altro che la percezione collettiva di una cosa e che, spesso, percepiamo delle stronzate come verità. Un esempio abbastanza evidente sono le pubblicità e un occhio critico (altra stronzata) può rilevarne quotidianamente una moltitudine.
Un altro pericolo gravissimo si presenta quando a dire le stronzate sono personaggi che coprono posti di rilievo e che si suppone che debbano sapere di che cosa parlano...
Vi viene in mente un posto dove ci sono persone che stanno producendo danni alla nostra percezione della verità lanciando stronzate?
Sono sicura di sì.
Martina Simonini
(da 'l Gazetin, novembre 2013)