Testamento
La mia “gonna da fata”:
l’ho conservata, vedi.
Le armille invece della nonna
rubate – mi dispiace – con gli anelli.
Tranne questa lampada preziosa
e quattro quadri – buoni – di tuo padre,
non saprei che cosa.
Se ti dicessi che me gioco e amore
han fatto sopravvivere.
Poi, nello specchio di luna della porta
ti intravedo, arcano augurio
di donna, e in te racchiuso
quanto al vivere – tutto – è necessario.
Ambra Maria Rizzati
(da Erratica, Albatros, Roma 2012)
A Matteo Bianchi
Non dimenticarti, poeta
di questo mio agosto
non cercare la musica nelle mie parole
come nel canto dei merli
della tua terra
non troverai la solitudine della bicicletta
appoggiata
davanti al cancello
camminiamo adesso nella luce che azzurra
la roccia
con i tuoi occhi
con la mia voce stentata
che raccogli
nel blocco
spaginato dal vento
fotografie di giorni
sono anche i tuoi giorni
di scordata giovinezza
in un agosto massacrato
sei arrivato solo ora
perché non c'eri?
Sorridi e mi prendi la mano
come quel pomeriggio d'inverno
– stai tranquilla, arrivo subito –
Non so poeta se hai scritto tutto
potrai tornare però
e
ascoltare di nuovo
le nostre parole
cadute lungo i vicoli
verso la piazza
vicino al castello
abbracciate alla lavanda ancora in fiore
tu saprai riconoscermi
anche
nell'assenza
Patrizia Garofalo