Ne morirono ufficialmente 8.372. Ma si parla di oltre 10mila. Persone, esseri umani, adolescenti e uomini maturi, separati da madri, sorelle, mogli, figlie. Divisi dalle famiglie, deportati, vigliaccamente ammazzati e gettati, senza nome, nelle fosse comuni. Vittime di una violenza cieca, di una crudeltà senza pari, dell'abietto e orribile concetto della pulizia etnica. Erano, quegli sventurati, di Srebrenica: musulmani bosniaci. I carnefici furono gruppi paramilitari e le soldataglie serbo-bosniache di Ratko Mladić. Era il luglio 1995, a completamento della piena dissoluzione di quella che era stata la Jugoslavia. I caschi blu dell'ONU, che pure erano presenti, non intervennero: altro mistero, altra ferita all'umanità. Un buco nero per quel che concerne la civiltà. Fu un crimine di guerra, un vero genocidio, una strage di massa contro popolazione civile e inerme. Un episodio vergognoso. Che non si può dimenticare.
Lunedì 4 novembre, l'anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. Un altro immane bagno di sangue – 9 milioni di militari cancellati dalla faccia della Terra insieme con 7 milioni di civili, oltre agli invalidi e ai mutilati creati dall'irrazionale tragedia storica –, originato, come casus belli, proprio a Sarajevo, in Bosnia, dall'assassinio, il 28 giugno 1914, dell'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico.
È così che nel Comune di Acquanegra sul Chiese (Mn) si è deciso di dedicare domenica 3 novembre ai caduti di tutte le guerre. E la giornata si concluderà, alle ore 21, al Teatro Comunale (via Canneti 49) con uno spettacolo di danze popolari balcaniche, proposto dal gruppo di Asola Semplicemente danzando per Civico 40, associazione culturale e sotto l'egida del Comune, inframmezzate dalla lettura di poesie dei Paesi che fanno parte di questa imponente area geografia, crocevia di culture e passioni. Nel segno del ricordo, nel nome degli scomparsi di Srebrenica e in quello di tutte le inutili morti per guerra. Nel segno della pace.
Alberto Figliolia
Le libellule di Srebrenica
Volano ancora
sulle tombe
con nome o senza nome
di Srebrenica
libellule
lucciole
farfalle...
ali di una musica
silenziosa
colorata
adorante
gioiosa
giocosa
mistica
all'ombra delle piante
fra i mesti pianti di
madri
sorelle
figlie
Alberto Figliolia