Hakaniementori è il centro di Helsinki, ormai ne sono sicuro. Gironzolo per la piazza, seguo Siltasaarenkatu, che mi porta su verso la chiesa di Kallio. Poi ridiscendo lungo la Linja quattro, quella dei pornoshop, delle pizzerie, dei bar con la birra scontata tra le nove di mattina e mezzogiorno. Helsinki è diventata enorme, ormai qui di proletariato ne è rimasto poco, penso. Ci sono i poeti maledetti, i rockers, il sottoproletariato dei disoccupati cronici con l’appartamento pagato dai servizi sociali, ma la classe lavoratrice di Helsinki sembra non esserci più. Si intravede qualche traccia, nelle tendine di Marimekko che adornano le finestre di qualche appartamento, negli anziani fuori della sauna pubblica, che in inverno bevono una birra in strada, nudi, con l’asciugamano attorno alla vita. Una panetteria, ancora aperta, dove avvolgono i pani di segale nelle vecchie edizioni dell’Helsingin Sanomat. Nient’altro che tracce. Deluso scendo in metropolitana, quella stazione della metropolitana che nel video di Freestyler faceva annusare un futuro come se lo immaginavano alla nokia. Le porte si chiudono e parto per il mio viaggio verso est, verso Itäkeskus, il centro dell’est.
Helsinki-Est è una propaggine suburbana di blocchi prefabbricati di quattro piani, sparpagliati nel verde. Qualcuno aveva deciso, alla fine degli anni settanta, che Kallio non era il luogo adatto per le famiglie dei lavoratori, che immigravano dalle campagne. Ci voleva qualcosa che ricordasse loro il posto da dove venivano. Ci voleva la foresta: i sentieri nel verde, bianco, marrone, grigio, della foresta finlandese.
Io in quella suburbia ci abito da tre anni. Dall’alto, tramite i satelliti di google maps, osservando Helsinki-Est lungo la costa, si vedono centinaia di blocchi di cemento, come un’esplosione di lego dello stesso colore: grigio. Pochi negozi. Qualche piazzuola di cemento con i disoccupati in tuta che aspettano l’apertura dei supermercati per restituire i vuoti. Qualche ufficio postale. Un bar. Una caffetteria. Le scuole, indistinguibili dai blocchi delle abitazioni. Le altalene. I parchi per i cani di piccole dimensioni e quelli per i cani di dimensioni più grandi. In mezzo a tutto questo: Itäkeskus. In finlandese Itäkeskus significa il centro dell’est. Un centro quindi, ma un centro commerciale, anzi, “il centro commerciale più grande della Scandinavia”, la frase slogan di quando negli anni ottanta, si cercava di creare un orgoglio locale per questo oriente cittadino. Quando l’identità della Finlandia si risolveva con la parola Scandinavia e non con quella di paese nordico dell’Unione Europea.
Giacomo Bottà
(5 – continua)