L’attenzione di mio padre andava ai deboli ai semplici, che sosteneva anche fossero i migliori destinatari e interlocutori della poesia. Per loro (contadini, pescatori, operai e anche studenti) aveva ideato varie manifestazioni, per loro aveva lottato con un impegno poetico che superava i partiti per collocarsi nell’ambito di una Sinistra “ideale” e unita.
Eccovi un passo nel quale mio padre scrive della sua poetica:
«La scrittura si svolge per linee logiche, drammatiche o figurative seguendo lo schema e gli spazi della pittura vascolare. Quando è “verso” è già una forma conclusa. Ogni verso è il rincalzo del verso successivo. Autonomo, super alterum eminens nel flettersi del discorso. Ricorda il mare agitato che si può scorgere da una casa sugli scogli. Un’onda si risolve nell’altra che la sopravanzava da una sbavatura di schiuma, è così via di seguito fino a sorprendersi schianto».
E finanche sono poesia i versi che papà ha voluto lasciarmi, versi che ho riprodotto nella lapide:
«Signore, la tua luce è il fiume che scorre a ritroso; ti riconosco. Giannino di Lieto scrisse (pinxit) la Poesia Nova».
Se intelligenza è, se personalità è, se poesia è, Giannino di Lieto sarà un punto fermo nel tempo che verrà. Perché la poesia non muore. Perché Giannino di Lieto – attraverso il figlio – sarà il padre CHE VIVE.
Giovanni Maria di Lieto*
Case di Gavinana
Scendono lente
a una
a due
a tre
lente nell’ore
nella varia stagione.
Sul vicino pianoro
sono l’altre raccolte
attorno alla casa
dell’antico Pastore.
* Dalla relazione introduttiva al Convegno “Il segno forte del secondo Novecento: Giannino di Lieto, la ricerca di forme nuove del linguaggio poetico”, a Minori, in costiera amalfitana, 2007. Gli atti del convegno, con gli ultimi inediti e autointervista, sono pubblicati da Anterem Edizioni nel 2008 (Vol. 9 di Pensare la letteratura).