Homs, quartiere di Al Qosour, 12 ottobre 2013
Nelle ultime settimane sono arrivati in Italia migliaia di siriani. Non esistono precedenti simili nella storia di questo millenario popolo, che per la sua natura accogliente e cordiale e per la sua strategica posizione geopolitica è sempre stato meta di transito e di arrivo di migliaia di donne e uomini in fuga dalle guerre, non ultimi i civili irakeni.
Da due anni e mezzo, da quando sono dilagate le violenze, è iniziato l’esodo del popolo siriano: ad oggi sono oltre 2 milioni i siriani nei campi profughi in Turchia, Libano, Giordania e Iraq, a cui si aggiungono oltre 8 milioni di sfollati all’interno della Siria stessa. Molti siriani avevano trovato accoglienza in Egitto e Libia, prendendo in affitto abitazioni e trovando temporaneamente una sistemazione dignitosa, ma dopo il precipitare della situazione politica in questi due paesi i civili siriani si sono trovati al centro di vere e proprie persecuzioni, che li hanno spinti a partire nuovamente.
La loro meta ora è il Nord Europa, in particolare la Germania, la Svezia e la Norvegia, Paesi che hanno aperto le proprie frontiere all’accoglienza dei rifugiati siriani. Viaggiano in condizioni pericolosissime, pagando scafisti ben organizzati, che arrivano a prendere fino a 7 mila euro a persona, ingannandoli con la promessa di traghettarli su piccole imbarcazioni fino a raggiungere navi grandi e sicure, mentre invece li costringono a viaggiare su barche fatiscenti, senza alcuna sicurezza.
Dal sud Italia queste persone cercano poi di arrivare a Milano – negli ultimi giorni sono transitate per la stazione centinaia di persone, famiglie con bimbi e donne incinte – e da lì prendono treni che li porteranno a destinazione. Hanno venduto tutto ciò che avevano – case, negozi, auto, oro – per fare questo viaggio e portare in salvo i propri figli.
Ma da cosa fuggono queste persone? Le cause sono sempre le stesse: bombardamenti, spari di cecchini, assedio, privazioni. Lasciamo che siano questi video a raccontarlo: sono stati girati nella martoriata città di Homs, nel quartiere residenziale di Alqousour, la settimana scorsa. Facciamoci una domanda: se avessimo abitato lì, cosa avremmo fatto?
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 19 ottobre 2013)