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Gianfranco Cercone. “Anni felici” di Daniele Luchetti: alla ricerca degli anni Settanta
18 Ottobre 2013
   

Si sa che la prospettiva del tempo trascorso può chiarire il senso di avvenimenti che, quando li vivevamo, potevano sembrarci confusi o perfino indecifrabili; e può modificarne il tono emotivo: pensavamo di essere tormentati e infelici e ora scopriamo che invece eravamo, almeno un po’, anche felici.

Su questo mutamento del punto di vista, dovuto appunto al tempo passato, si basa dichiaratamente l’ultimo film di Luchetti: Anni felici.

Si tratta degli anni Settanta, vissuti da una giovane coppia di coniugi, già con due figli. Lui insegna la storia dell’arte, ma è anche un artista, o almeno aspira ad esserlo. Lei è tutta dedita al marito, ai figli e alla casa.

In effetti i due felici non sono. Appaiono molto spesso frustrati, angosciati e in conflitto fra loro. Ma perché? Una risposta è favorita proprio dalla distanza chiarificatrice degli anni intercorsi (tutto il film non è che la rievocazione della sua infanzia da parte di uno dei due figli della coppia).

I due non soffrono a causa di circostanze esterne, indipendenti dalla loro volontà (come una certa penuria di denaro); ma a causa della loro mentalità. La donna non soltanto ha annullato le proprie aspirazioni per vivere in funzione del marito, ma ne è anche, forse di conseguenza, morbosamente gelosa.

Quanto all’uomo, soffre le frustrazioni di un artista velleitario (tale almeno ci appare per buona parte del film), che posa a “maledetto”, a trasgressore delle convenzioni borghesi, ma che non sembra dotato di un autentico talento. E si capisce, vista la maschera che si è scelto, quanto sia ragione di imbarazzo per lui avere sempre alla calcagna una moglie gelosa, per di più con il codazzo di due bambini.

Nella vita privata poi, a smentire ogni pretesa di una cultura nuova o addirittura rivoluzionaria, partecipa della convinzione che, se egli è libero di tradire la moglie, lei è tenuta a restargli fedele.

Sono modelli di comportamento risaputi. Ma nel film di Luchetti sono messi in discussione proprio dall'epoca in cui si svolge la storia. Siamo precisamente nel 1974: come viene ricordato, l’anno della vittoria dei divorzisti al referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio. Ma si respira anche l’aria della femminismo e della liberazione sessuale.

E questo soffio di libertà ispira uno degli episodi principali del film: una storia d’amore tra la moglie del sedicente artista, e un’altra donna, una gallerista d’arte. Un amore nel quale la protagonista, dopo qualche titubanza, si lancia con la stessa serietà, quasi con la stessa “cocciutaggine”, con cui prima pedinava il marito. Incorrerà nelle reprimende dei familiari, con i sensi di colpa che ne conseguono.

Anni felici non è un film didascalico. Mira alla piacevolezza del racconto (si tratta di una commedia) e si avvale delle caratterizzazioni riuscite dei due personaggi principali (dovute ai due bravi interpreti Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti). E tuttavia un insegnamento lo contiene: che la felicità, come l’infelicità, sono in primo luogo il prodotto della nostra mentalità.

 

Gianfranco Cercone

(da Notizie Radicali, 17 ottobre 2013)


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