A Gigi Meroni
(Como, 24 febbraio 1943 – Torino, 15 ottobre 1967)
Un dribbling a scartar banalità,
serpentine fra difensori avversi,
il tuo calcio, Gigi, era rari versi,
guizzi a rifuggir la precarietà,
pallonetti alla provvisorietà
(Sessantasette, Sarti), gol diversi,
come fiori, giostre, sogni dispersi
nella cruda stantia realtà.
Colpi di tacco e galline al guinzaglio
per i figli dei fiori e i benpensanti,
la Balilla e la sorte nel bagaglio
e a Middlesbrough quei coreani ansanti…
Cross e tiri come visioni, Carelli
che alza il pallone al cielo, ai caroselli
di pianto, e il giorno che si leva lento
per l’ultima tua volata nel vento.
Milano-Cesano Boscone, nel 45° anniversario della sua morte
Alberto Figliolia