Buongiorno a tutti. Forse è davvero l’ora di svegliarsi. E di capire in che mondo si vive. E quali sono le responsabilità di ognuno. Nessuno escluso. A proposito di che? Della monnezza che ci sta sotterrando, ovviamente. Che ci sta facendo ammalare nel corpo e nella mente. Che ci sta coprendo di ridicolo e di vergogna. Sinonimo, la monnezza, di questo Mondo-Paese ridotto a discarica. Illegale. Sommamente illegale, perennemente illegale.
Per tornare agli impicci di casa nostra. Discarica di Roncigliano nel comune di Albano, con il pericolo ancora incombente, per quanto assurdo, della costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani. E intanto Roma capitale ci sta riempendo dall’inizio dell’anno il VII invaso con la sua monnezza vagante. E intanto a due passi da Roncigliano si presidia la discarica di Falcognana, al Divino Amore, che qualche scellerato avrebbe individuato come Malagrotta bis. Col cavolo, “Al Divino non si passa”. E intanto la popolazione sta respirando veleno puro. Dipende da come tira il vento, e il vento continuamente gira e tutti ormai conoscono il fetore mortale della putrefazione di materie organiche e inorganiche. Tutte altamente tossiche, oltre che vomitevoli. Poi però succede che quando il vento gira dalla parte del mare, la cittadinanza di Albano e comuni limitrofi dimenticano o fanno finta, e schiaffano il problema in rimessa. Ma in seno alla cittadinanza c’è chi non si fa illusioni e continua a vegliare sul territorio. Ecco, è di queste vite e della mission impossible che da anni stanno conducendo che si dovrebbe parlare.
Chi segue la vicenda da vicino, iniziata esattamente sette anni fa con l’allarme lanciato (e da nessuno raccolto ma anzi respinto con fastidio) da un gruppo di persone altamente qualificate e con il fiuto ben sviluppato, sa quanto questa gente stia pagando per una causa che dovrebbe essere comune e invece tocca a loro incollarsela come una croce, in un calvario senza fine. Chi segue la vicenda da vicino ha avuto modo di appurare le ragioni profonde di tanta lotta, una esemplare resistenza civile portata avanti in piena legalità e senza vani strombazzamenti, insieme ad una campagna a tamburo battente di sensibilizzazione e informazione sulla corretta gestione dei rifiuti. Ma ha avuto anche modo, chi segue la vicenda da vicino, di assistere a questa altalena da cardiopalma che ha tenuto e tiene tutti col fiato sospeso, i giovani diventati adulti, gli adulti diventati vecchi anzitempo, i ragazzi che si sono inseriti man mano nei comitati di lotta, e qualcuno che se ne è andato all’altro mondo con il rammarico di non poter essere più di aiuto.
Stiamo parlando, se fin qui non si fosse capito, del Coordinamento No Inc, operativo sul territorio castellano da sette anni, di cui si contano solo gli ultimi cinque di lotta piena, che ha dovuto vedersela con un muro spaventoso di ignavia, indifferenza e inettitudine, difficilissimo sia pure solo da scalfire. Delle istituzioni e della popolazione. Un blocco ben cementato utile a fare da paravento alle gesta inumane di Manlio Cerroni e complici, collaboratori e politici, generoso dispensatore di tumori e di devastazione ambientale. Una combriccola in continuo movimento che un giorno si produce in un tango appassionato e l’altro in una guerra a coltello, ma forse seguendo solo un copione studiato a tavolino. Che poi in quel loro tavolino ci sono i vari cassetti con il piano A, B, C, D e giù giù, fino alla Z se occorre.
Si potrebbe fare ora una piccola panoramica della situazione tragica del momento. Partendo, per rispetto della gerarchia sociale, dal Primo Cittadino di Albano Laziale, Nicola Marini, grande frequentatore di Facebook. E ce lo figuriamo alla sua postazione, impegnato ad annullare scomodi interventi sul suo profilo FB, domande e commenti sediziosi e imbarazzanti, e da lì lanciare i suoi severi moniti e patetici tentativi di darsi un tono mediante comunicazione di atti volitivi, ahimè sempre tardivi e forzati dagli eventi resi noti e pertanto di pubblico dominio. Non gli resta tempo, al sindaco Marini, per fronteggiare, con i poteri conferitigli dal voto d’elezione, di recarsi in quel di Roncigliano per cercare di capire cosa stia accadendo in quell’immensa discarica totalmente fuorilegge, e perché i suoi cittadini invochino con tanto accanimento la sua presenza e il suo intervento, sentendosi sempre rispondere picche. Non da meno dicasi dei sindaci di bacino, che da quando all’inizio dell’anno Roma ha preso a sversare una parte sostanziosa dei suoi rifiuti indifferenziati nella discarica di Roncigliano, non si sono più interessati al problema, non si sono più né visti né sentiti, paghi forse di una parvenza di soluzione che li mette al riparo da chissà quali pretese e contenziosi con il principe della monnezza, messer Cerroni.
Si potrebbe dire qualcosa anche su certe strumentalizzazioni politiche, di azioni di disturbo fine a se stesse senza altro obiettivo che agitare le acque già nere, di un sistema barbarico che pone il cittadino in condizioni d’impotenza e quindi di potenziale aggressività. Si potrebbe parlare di quell’inganno chiamato “Porta a Porta” tanto reclamizzato quanto osteggiato. Di un sistema di smaltimento che nemmeno nel sud del mondo viene praticato, ma trova qui da noi i massimi esponenti e sostenitori, alla faccia di tutto un carico che ne consegue – sanitario economico sociale morale politico – dai costi altissimi, per certi versi inquantificabili per la collettività. Si potrebbe parlare di quella parte di cittadinanza che riposa sugli allori, che manda avanti sempre i più sfegatati a proprio rischio e pericolo, salvo inveire quando fanno troppo rumore disturbando il riposino pomeridiano o le attività commerciali del centro, o peggio ancora smuovendo nelle coscienze una sorta di presa d’atto che implica partecipazione. Si potrebbe parlare di chi “vive e crepa felicemente” e con essi i propri bambini, affascinati dal potere che genera potere, insieme a soldi e a morte. E sono coloro che fanno da tappeto infetto al marciume che prospera nei vari palazzi dei vari comuni e non solo castellani. Si potrebbe parlare dei servi di palazzo che si ergono a paladini, al momento del bisogno, del regnante di turno, somministrando pillole scadute come fossero pani appena sfornati. E qui, senza fare nomi, si potrebbe aggiungere qualche specifica sigla, ma tornerebbe forse riduttivo.
Si potrebbe parlare. Del presidio permanente di Falcognana al Divino Amore, minacciato dalla cementificazione e dalla ricerca di soluzioni impossibili per il post Malagrotta. Dell’invaso di Cupinoro, presso Bracciano, anch’esso preso di mira e poi accantonato per il momento come il sito di Falcognana. Della Regione Lazio di cui non si contano più i misfatti e le cattive scelte. Della monnezza di Roma bloccata a Brescia nella discarica Gedit di Montechiari e rifiutata dalla Regione Lombardia mentre l’Arpa procede ai controlli per sospette difformità fra i codici Cer (Catalogo Europeo dei Rifiuti). Delle migliaia di tonnellate di monnezza che ogni giorno Roma continua a produrre senza sapere come poterla smaltire. Si potrebbe parlare. Mentre c’è gente tappata in casa, ermeticamente chiusa, che sta dando di stomaco o sta dando da matto.
E a noi, che ce ne importa? Eh, no, non vale: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. Tutti. “Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”.
Maria Lanciotti