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Gianni Cerioli. Altre promesse di segni 
“Natura, cielo e altri segni", a Ferrara la mostra di Franco Patruno a otto anni dalla scomparsa
29 Settembre 2013
 

Tutta l'opera di Franco Patruno connota la qualità di un artista capace di condurre una sapiente sperimentazione dei segni e nel medesimo tempo di far diventare l'opera d'arte un momento emblematico di un dialogo culturale e teologico con il mondo attuale. È evidente che proprio il suo modo di operare all'interno del mondo dell'arte del Novecento, che spesso utilizza categorie teologiche senza nessuna teologia di fondo, gli ha permesso di portare in circolo idee e riflessioni in piena coscienza e, soprattutto, di mettersi in un atteggiamento di ascolto verso una umanità in cui prevalgono istanze perturbatrici. La ricchezza e la profusione di Crocefissi, di Angeli caduti, di Ritratti, che attraversa la sua opera lo indicano come una delle personalità più interessanti del periodo di transizione tra vecchio e nuovo millennio.

È il suo sguardo di artista, la sua consapevolezza di critico a produrre uno dei più straordinari viaggi nell'interiorità che, oggi, ci si possa concedere. Molte volte mi sono interessato alla sua opera grafica e letteraria, devo qui riprendere alcune delle considerazioni della presentazione della mostra Il segno del gesto all'Abbazia di Pomposa nel 2002, in una brossura a stampa di poche copie. Sono spunti che, sopratutto dopo la pubblicazione postuma di sue opere come Sugerio e San Bernardo: una polemica teologica ed estetica. Per una storia dell'estetica benedettina, Equivalenze o dello scrivere l'arte, Teologia dall'opera d'arte, trovano sensi e significati più precisi e compiuti.

Chi guarda le opere di grafica qui esposte, percepisce immediatamente il forte impatto visivo, la molteplicità dei temi, l'esplosione dei materiali iconici. Eppure in questo spazio in permanente movimento, in cui si fondono i registri della “significazione” e della “leggerezza”, è presente una organizzazione spazio-temporale delle norme che merita attenzione, perché ci permette di cogliere una lettura teologica delle opere di don Patruno. La temporalità si concretizza non solo con le variazioni grafiche che scandiscono il tempo di realizzazione dell'opera ma anche nella disposizione che procede dall'autore all'opera d'arte.

Certamente il tempo diventa il referente della produzione segnica visibile ma richiede di essere interiorizzato nelle variazioni di umore, nelle concezioni che l'autore manifesta circa la realtà temporale utile alla messa in moto dei segni. Non un tempo inteso in senso antropologico ma soprattutto un tempo teologico in cui la valenza cristologica diventa connotazione fondamentale. Cristo diventa il centro del tempo. La categoria della Salvezza modifica sostanzialmente ogni concezione di essere nel tempo dell'uomo.

Se l'evento decisivo, la Crocefissione, è già accaduto il tempo di attesa sta nella certezza del Cristo.

Questo modifica e dà un senso a tutta una serie di opere di don Franco che come artista ci conduce in un tempo che ci permette di essere qui, di fronte all'opera, e là al momento dell'angoscia del dramma sacrificale. Presenze, forme, segni si compongono in una meditata, aperta riflessione sul destino dell'uomo e del mondo come ultimo ancoraggio della Salvezza.

 

Gianni Cerioli

 

 

 

NATURA, CIELO E ALTRI SEGNI di Franco Patruno

mostra a cura di Gianni Cerioli, Massimo Marchetti e Mara Gessi

fotografie: Tiberio Zucchini

collana "Gli allievi del Dosso", volume 2°

 

Il secondo degli appuntamenti del progetto 4 Allievi del Dosso è dedicato a Franco Patruno (Ferrara 1938 – 2007), don Franco, come tutti lo conoscono a Ferrara. È stato allievo e docente per un breve periodo del "Dosso". Ha sempre ricordato i suoi anni passati nell'istituto d'arte e gli amici che con lui hanno vissuto quell'esperienza: Maurizio Bonora, Gianfranco Goberti e altri artisti ferraresi. Ancora studente nel 1958 partecipa alla rassegna d'arte Piccola città nel Chiostro di san Romano. Dopo aver concluso gli studi artistici a Modena, entra a ventitré anni in Seminario. Diventa sacerdote nel 1966. Dal 1969 al 1971 espone opere di grafica alla galleria “La linea”. Nel 1974 tiene una personale al Palazzo dei Diamanti con Cinquanta personaggi dell'Orlando. Per l'Opera Don Calabria di Verona realizza diversi lavori tra cui due vetrate. Nel 2003 una sua vetrata vien richiesta alla biennale di Arte Sacra di Teramo. Nel 2006 si tiene la grande mostra antologica Percorsi al Padiglione di Arte Contemporanea Direttore dell'Istituto di Cultura “Casa Giorgio Cini”, è stato critico d'arte, televisivo e cinematografico de L'Osservatore Romano. Per l'emittente RaiSat intervista le voci più interessanti della cultura del secondo Novecento. Come giornalista collabora alla Voce di Ferrara-Comacchio, al Resto del Carlino-Ferrara, a Telestense. È stato membro fino alla morte della Commissione per i Beni Culturali e Artistici della Conferenza Episcopale Italiana. La sua produzione scritta riguarda molti campi dell'arte, della letteratura e dell'estetica. Ha curato molti cataloghi di mostre e ha pubblicato racconti autobiografici di grande vivezza e forza (Via Vaspergolo, I racconti di Pantaleo, Quando avevo una Duna).


Foto allegate

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