Roma – Dopo il raddrizzamento c'è lo smantellamento. Il primo è stato fatto con soldi privati e tecnici, il secondo sconta le decisioni dei cosiddetti politici, ovvero dei nostri governanti. Ad avere l'ultima parola sembra essere il presidente della Giunta Regionale Toscana, il quale indica Piombino come sede per lo smantellamento del “rifiuto speciale” Costa Concordia. Ovviamente, per l'operazione smantellamento si sono offerti altri governanti, regionali e locali. Più che una sfida fratricida, come scritto da qualcuno, le offerte potrebbero apparire come concorrenziali, insomma, una sana competizione per offrire le condizioni migliori per un affare (lo smantellamento) milionario (mezzo miliardo) e con migliaia di posti di lavoro garantiti. Per la demolizione della Concordia occorre, pero', un porto attrezzato alla bisogna e in Italia ancora non ne esistono. Piombino, tanto per fare un esempio, ha fondali bassi e non ha dighe foranee e aree di comunicazione idonee.
Poco prima del Natale scorso, il governo Monti aveva stanziato 110 milioni di euro (e la spending review?) per attrezzare il porto di Piombino. Sono passati 9 mesi e i lavori non sono iniziati. È probabile che, come succede nel nostro Paese, i lavori se avviati non si concluderanno in tempo, cosicché i 110 milioni di euro non serviranno allo scopo. Vale a dire che il contribuente avrà sborsato inutilmente i propri soldi. Ci aggiungiamo che, per mantener in efficienza la nuova struttura portuale piombinese, occorrerà spendere, cioè prelevare dalle tasche dei cittadini altri soldi.
Ecco chi paga e pagherà: noi.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc